Biografia di Adriano Celentano
Milanese di origine pugliese (Milano, 1938), Adriano Celentano, comincia ad esibirsi come comico e imitatore nei cabaret milanesi, poi debutta ufficialmente come cantante al palazzo del Ghiaccio di Milano nel corso del Primo Festival del Rock And Roll. E’ il 1957. Gli bastano tre o quattro 45 giri per trasformarsi nel protagonista più idolatrato (e spesso più criticato) della canzone italiana. Popolarissimo già come "rocker", diventa in seguito interprete di singolari ballate ispirate ai generi più vari (musica soul, tango, valzer, shimmy) e, a partire dal 1965 si dedica con lo stesso successo anche al cinema, tanto come regista (Super rapina a Milano), quanto come interprete (Serafino, 1968, di P. Germi), rivelando davanti alla macchina da presa una singolare vena comica, favorita dall’aria sorniona e dalle sue doti di "molleggiato". Colleziona in circa 40 anni una serie impressionante di successi discografici, ma anche come attore non scherza. Lo ricordiamo in "Bianco, rosso e..." (1972), di A. Lattuada, in "Rugantino" (1973), in "Qua la mano" (1979), in "Il bisbetico domato" (1980), in "Segni particolari: bellissimo" (1988), e come regista in "Yuppi Du" (1975), "L'altra metà del cielo" (1976), "Geppo il folle". Nell’inverno 1987-1988 ha voluto scommettere anche sulla propria popolarità televisiva, accettando di condurre il varietà del sabato sera, "Fantastico 8". Ne sono sortite pagine intere sui quotidiani, una valanga di polemiche, ma soprattutto "picchi" di audience da record e un ennesimo successo discografico. Sono molte le canzoni che lo consegnano alla storia della canzone italiana. Alcune poi sono piccoli gioielli, come "Azzurro", "Una carezza in un pugno" e "Il ragazzo della via Gluck". Tra le incisioni più recenti ricordiamo album come "La pubblica ottusità" (1989), "Il re degli ignoranti" (1991) e "Quel punto" (1994), ma sul mercato discografico continuano ad occupare uno spazio rilevante tutti i dischi del suo lungo catalogo e diverse antologie di largo successo come il recente "Le origini di Adriano Celentano".Nel 1999 pubblica il cd "Io non so parlar d'amore" nato dalla collaborazione con Mogol, per i testi, e Gianni Bella per le musiche.Nel 2000 realizza per la Rai un programma dal titolo "Francamente me ne infischio", in cui accosta musica, con la partecipazione di moltissimi artisti italiani ed internazionali, e temi sociali, scatenando polemiche per la durezza di alcuni immagini trasmesse. A novembre dello stesso anno pubblica il nuovo album nato dalla fortunata collaborazione con Mogol e Gianni Bella, "Esco di rado (e parlo ancora meno)".Nel 2003, esce il cd Per sempre approdato nei negozi sulla scia dello straordinario successo ottenuto dai due precedenti album.Ultima fatica è l'album "C'è sempre un motivo" (2004) che contiene anche un brano indedito di Fabrizio De André intitolato "Lunfardia", cantata nel dialetto di Buenos Aires.
Milanese di origine pugliese (Milano, 1938), Adriano Celentano, comincia ad esibirsi come comico e imitatore nei cabaret milanesi, poi debutta ufficialmente come cantante al palazzo del Ghiaccio di Milano nel corso del Primo Festival del Rock And Roll. E’ il 1957. Gli bastano tre o quattro 45 giri per trasformarsi nel protagonista più idolatrato (e spesso più criticato) della canzone italiana. Popolarissimo già come "rocker", diventa in seguito interprete di singolari ballate ispirate ai generi più vari (musica soul, tango, valzer, shimmy) e, a partire dal 1965 si dedica con lo stesso successo anche al cinema, tanto come regista (Super rapina a Milano), quanto come interprete (Serafino, 1968, di P. Germi), rivelando davanti alla macchina da presa una singolare vena comica, favorita dall’aria sorniona e dalle sue doti di "molleggiato". Colleziona in circa 40 anni una serie impressionante di successi discografici, ma anche come attore non scherza. Lo ricordiamo in "Bianco, rosso e..." (1972), di A. Lattuada, in "Rugantino" (1973), in "Qua la mano" (1979), in "Il bisbetico domato" (1980), in "Segni particolari: bellissimo" (1988), e come regista in "Yuppi Du" (1975), "L'altra metà del cielo" (1976), "Geppo il folle". Nell’inverno 1987-1988 ha voluto scommettere anche sulla propria popolarità televisiva, accettando di condurre il varietà del sabato sera, "Fantastico 8". Ne sono sortite pagine intere sui quotidiani, una valanga di polemiche, ma soprattutto "picchi" di audience da record e un ennesimo successo discografico. Sono molte le canzoni che lo consegnano alla storia della canzone italiana. Alcune poi sono piccoli gioielli, come "Azzurro", "Una carezza in un pugno" e "Il ragazzo della via Gluck". Tra le incisioni più recenti ricordiamo album come "La pubblica ottusità" (1989), "Il re degli ignoranti" (1991) e "Quel punto" (1994), ma sul mercato discografico continuano ad occupare uno spazio rilevante tutti i dischi del suo lungo catalogo e diverse antologie di largo successo come il recente "Le origini di Adriano Celentano".Nel 1999 pubblica il cd "Io non so parlar d'amore" nato dalla collaborazione con Mogol, per i testi, e Gianni Bella per le musiche.Nel 2000 realizza per la Rai un programma dal titolo "Francamente me ne infischio", in cui accosta musica, con la partecipazione di moltissimi artisti italiani ed internazionali, e temi sociali, scatenando polemiche per la durezza di alcuni immagini trasmesse. A novembre dello stesso anno pubblica il nuovo album nato dalla fortunata collaborazione con Mogol e Gianni Bella, "Esco di rado (e parlo ancora meno)".Nel 2003, esce il cd Per sempre approdato nei negozi sulla scia dello straordinario successo ottenuto dai due precedenti album.Ultima fatica è l'album "C'è sempre un motivo" (2004) che contiene anche un brano indedito di Fabrizio De André intitolato "Lunfardia", cantata nel dialetto di Buenos Aires.
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