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giovedì 17 settembre 2009

Orso polare

Orso polare Grande urside bianco del mar Glaciale Artico, presente in tutto il bacino polare; in particolare, lungo le coste del Nord America (a sud fino alle baie di Hudson e di James) della Groenlandia e della Russia. L'orso polare, classificato Ursus maritimus, è strettamente imparentato con l'orso bruno, Ursus arctos.
Se paragonato con le specie di orsi che vivono sulla terraferma, l'orso polare ha una forma più allungata e idrodinamica, adatta alla vita acquatica; le orecchie sono piccole e il muso è affusolato per favorire l'avanzamento in acqua, che può raggiungere i 10 km/h di velocità. Il piede è plantigrado come quello di tutti gli ursidi (cioè cammina poggiando a terra tutta la pianta del piede) e dotato di artigli affilati e ricurvi utilizzati per far presa sul ghiaccio e afferrare le prede. Lunghi peli fra i cuscinetti plantari proteggono le estremità dal freddo, e uno spesso strato di grasso sottocutaneo fornisce un ulteriore isolamento su tutto il corpo. Le zampe anteriori, molto larghe, fungono da remi quando l'animale nuota. Il mantello bianco, rinnovato annualmente nella stagione estiva, mimetizza l'orso polare tra i ghiacci del suo habitat, avvantaggiandolo nella caccia. Alla fine della primavera, al termine di un anno di esposizione al sole, il mantello appare generalmente un po' ingiallito. I più grossi orsi selvatici mai pesati sono orsi polari di oltre 800 kg; il peso medio si aggira comunque intorno ai 250 kg per le femmine e ai 350 per i maschi. Quando nascono, i cuccioli sono molto piccoli e pesano circa 1 kg.
L'orso polare si nutre principalmente di foche degli anelli e occasionalmente di altri focidi, trichechi e beluga, ma non disdegna mitili e qualche vegetale. Per catturare le sue prede preferite aspetta che esse salgano in superficie per respirare e le afferra non appena emergono dall'acqua. L'orso mangia soltanto la pelle e il grasso delle foche che caccia; il resto rimane a disposizione di altri animali, prima fra tutti la volpe artica.
Durante la stagione riproduttiva (dalla fine di marzo fino a giugno) i maschi combattono furiosamente per la femmina. Dopo l'accoppiamento, quest'ultima scava una tana nella neve e passa in letargo i mesi più freddi. All'interno della tana la temperatura può superare di una quarantina di gradi quella esterna. In gennaio, nove mesi circa dopo l'accoppiamento, nascono generalmente due cuccioli inermi, che richiedono molte cure parentali. Durante i primi 40 giorni i piccoli hanno gli occhi chiusi e sono privi di pelo; vengono quindi tenuti al caldo vicino al petto della madre, da cui succhiano il latte ogni poche ore. Trascorso questo periodo, rimangono al seguito della madre per circa due anni e mezzo.
Con l'eccezione della stagione riproduttiva, i maschi sono solitari. Per cacciare e per trovare una femmina con cui accoppiarsi si spostano su interminabili distese di ghiaccio, percorrendo in un giorno anche parecchie decine di chilometri. L'orso polare ha un forte senso dell'orientamento, un ottimo olfatto ed è insolitamente intelligente nel risolvere i problemi relativi alla conquista del cibo.

L'orso polare rappresenta per le popolazioni del Nord, come gli Inuit, un'importante fonte di cibo e di pelli. Oggetto di caccia sconsiderata in Canada, in Groenlandia, in Russia, in Norvegia e in Alaska fino agli anni Settanta, l'orso polare è oggi protetto da accordi internazionali che ne regolamentano la caccia. Lo svolgimento nel loro territorio di attività umane come la navigazione e le trivellazioni petrolifere è, comunque, una minaccia costante che rischia di alterare in modo irreversibile il loro habitat. Si stima che oggi la popolazione mondiale dell'orso polare si aggiri intorno ai 28.000 esemplari.


Classificazione scientifica: L'orso polare viene classificato come Ursus maritimus nella famiglia degli ursidi, ordine dei carnivori, classe mammiferi, phylum cordati.

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