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mercoledì 18 agosto 2010

Dik Dik


LE ORIGINI...

Il quartire di Milano in cui abitavano confinava con la campagna.
Lallo e Pietruccio si conoscevano fin da piccoli, abitavano in pratica l'uno di fronte all'altro, avevano trascorso l'adolescenza insieme inseriti in una banda di ragazzini che vivevano nel loro stesso quartiere.



Lallo si affacciava al mondo del lavoro e quando poteva cantava: lui sì aveva una bella voce. Pietruccio in una “sfortunata” combinazione vinse una borsa di studio che lo costrinse a trasferirsi in un collegio di Pavia dove ci rimase per ben cinque anni, dopo di che fece una lunga serie di lavori noiosi.
Tornato a Milano si ritrovò con Lallo che, dopo aver fatto il militare, era già entrato nel mondo del lavoro.
La passione per il canto però era più forte di lui, anzi aveva trovato un amico con il quale “faceva musica”.
Pepe abitava non molto distante dal loro quartiere, aveva molta passione per la musica, iniziò studiando il clarinetto che ben presto sostituì con la chitarra classica avvalendosi di un insegnante di prestigio il maestro Miguel Abloniz.
La musica classica però non faceva al caso suo, era più attratto da quella moderna.
Avendo innata una buona musicalità, ben presto diventò un ottima “chitarra ritmica”.
L'incontro tra Lallo e Pepe fu talmente indovinato che diedero vita ad un duo che chiamarono “Il Duo Washington”.
Nessuno dei due allora pensava minimamente di farne una professione, suonavano e cantavano soprattutto per il loro piacere e per il piacere della compagnia di ragazzi alla quale appartenevano.
Poi Lallo andò a fare il servizio militare e i loro progetti rimasero in sospeso.

SCOPRIRE I BEATLES...

Quando finalmente sentirono le prime note di “Love me do” ebbero una folgorazione. La musica, il modo di suonare, le invenzioni vocali, il suono delle chitarre, gli arrangiamenti contribuirono a generare in loro una grande emozione:avevano ascoltato i Beatles.



Da quel giorno ci fu una caccia spietata per comperare i loro dischi che in Italia non erano ancora stati pubblicati. L'unica possibilità era quella di andare a Lugano dove un negozio riusciva ad averli direttamente dall'Inghilterra.
Iniziarono a studiare e a cercare di capire la musica dei Beatles, inserendo nel proprio repertorio le loro canzoni, che riscuotevano tra i giovani un enorme successo.
Il “Ciao Ciao” ben presto divenne il punto d'incontro per tutti gli amanti di questo nuovo genere musicale che non passò inosservato ai giornalisti, i quali raccontarono ciò che stava accadendo al “Ciao Ciao” e ad altri locali valutando l’evento come il solito fenomeno giovanile che sarebbe finito nel giro di una stagione.
La moda tra i ragazzi subì una grossa influenza, si andava diffondendo il modo di vestirsi alla Beatles, gli stivaletti, i calzoni aderenti, le giacche senza revers, ma più che altro i capelli lunghi che creavano stupore e sdegno tra la gente più conservatrice generando sconcerto da parte dei Media i quali li chiamavano in tono dispregiativo “Capelloni”.
Il mondo discografico Italiano era in fermento per ciò che stava avvenendo ed i complessi, così si chiamavano allora, erano visti con particolare interesse.
La storia del loro ingresso alla casa discografica Ricordi, è talmente singolare che vale la pena di essere raccontata.
Con una raccomandazione ottenuta dall’allora Arcivescovo di Milano Monsignor Montini, attraverso il fratello di Pietruccio, Cesare, che lavorava presso l’Arcivescovado di Milano, ottennero un’audizione dalla Casa discografica Ricordi.
Trascorsero alcuni mesi durante i quali proseguirono nella solita routine: lavoro, studio, prove e la domenica pomeriggio al “Ciao Ciao” a suonare, mentre la sera si spostavano con i loro strumenti al “Ragno d'Oro” di Corbetta, un paese nei pressi di Milano, dove si esibivano.
Ben presto il locale di Corbetta divenne un punto d’incontro di molta gente e molti giovani lasciando stupefatti ed increduli i proprietari.
Nel frattempo il mondo musicale italiano, e non solo, stava subendo un cambiamento radicale.
I primi segnali arrivarono inaspettati anche al mondo discografico che ne intuì subito la potenzialità commerciale.
Quando oramai non speravano più, ricevettero una telefonata dalla Ricordi nella quale gli si comunicava che per espresso desiderio del direttore artistico, Iller Pataccini, erano convocati per un'audizione presso gli studi di Milano in via dei Cinquecento.

LA SCELTA...

Iniziarono a vivere un momento magico: decisero di diventare musicisti.
Si organizzarono per effettuare al meglio le loro tournée.
Nel frattempo, sull'onda del primo successo discografico, nella primavera del '67 incisero un nuovo 45 giri. Era una cover dei Mamas and Papas, che gli avevano portato fortuna, alla quale fu dato il titolo di: ''Il mondo e' con noi'', Con il nuovo brano parteciparono a quella che dopo il festival di Sanremo era considerata il top delle manifestazioni canore, ''Il Cantagiro''.



Durava due settimane, durante le quali, a bordo di un'automobile, percorrevi centinaia di chilometri, attraversando città e paesi assiepati di folle entusiaste di poter vedere anche solo per un attimo gli interpreti delle canzoni a loro più care.
Ogni auto trasportava un cantante o un complesso ed aveva all’esterno, sulle portiere della stessa, un cartello con il nome dell'artista che l’occupava.
La sera una giuria, formata da persone del pubblico, decretava il vincitore della tappa con alzata del voto su una paletta.
Intanto tutti loro (produttori compresi – Mogol e Battisti) erano alla ricerca di un nuovo 45 da lanciare sul mercato.
Una sera, entrando in un American Bar di Chiavari, località dove Pietruccio trascorreva le sue vacanze, sentirono una melodia che procurò loro una forte emozione.
Il fraseggio era eseguito da un organo Hammond e le note ricordavano una composizione di Bach. Era interpretarta da un gruppo inglese i Procol Harum, titolo “A Whiter Shade of Pale”.
Vissero una grande suggestione ascoltando quel brano.
Si attivarono immediatamente per recuperare la canzone appena ascoltata ed il 10 Agosto negli Studi di registrazione della Ricordi nasceva la versione italiana di quel brano: “Senza Luce”.
Usci' in tutti i negozi d'Italia il 20 di Agosto e nel giro di pochi giorni divenne la canzone più ascoltata e venduta di quell’estate.
Ad ogni concerto, dovevano eseguire il brano più volte, la gente era come impazzita non si stancava mai di ascoltarla.
Attorno alla figura di Mogol, grande accentratore e leader, si era creato un gruppo di lavoro nel quale facevano parte i Dik-Dik e Battisti. Il gruppo passava parecchio tempo insieme, sia negli uffici della Ricordi, che in un luogo della Brianza, la Poncia (una vecchia cascina con scuderia di cavalli)
di proprietà di Mogol.
Il Dosso così si chiamava la località, era diventato il loro quartier generale.

LE PRIME ESPERIENZE...

Trovarono un primo ingaggio in un piccolo locale nel centro di Milano in Via Merlo: si chiamava “Ciao Ciao” ed era curato da due amici per la pelle molto simpatici: Attilio Malnati, ora direttore delle edizioni Universo, G. De Feo attuale proprietario delle medesime edizioni.



I due gestivano il locale che la domenica pomeriggio era frequentato da ragazzi.
Il “Ciao Ciao” aveva una capienza massima di 150 persone però la domenica ne stipava anche 400. I ragazzi che volevano entrare arrivavano parecchio tempo prima dell’apertura del locale, formando così un gruppo che creava problemi di ingorgo al traffico.
Tra i loro compagni di quartiere e d'infanzia ce n’erano due che, tornando da una vacanza a Londra, riferirono a Pietruccio, Pepe e Lallo che in Europa stava avendo successo un nuovo strano gruppo musicale con un nuovo strano nome; dalla descrizione pensarono che il tipo di musica fosse interessante e iniziarono ad ascoltare Radio Luxemburg, unica fonte di notizie musicali d'oltre manica, cercando di ascoltare, scoprire e studiare questo fantomatico nuovo complesso.

LUCIO BATTISTI...

Arrivarono molto tempo prima del previsto nello studio di registrazione molto emozionati.
Appena entrarono videro qualcuno che stava suonando il pianoforte. Con le loro chitarre gli si avvicinarono. Notarono subito un viso simpatico e una testa piena di riccioli neri, cominciarono a chiedersi cosa stesse facendo e chi fosse: lui gli rispose che era un autore di canzoni e che voleva fare dei provini di alcune sue composizioni. Tutti loro radunati attorno al pianoforte si presentarono, poi si presentò lui: io mi chiamo Lucio Battisti.



Nelle due ore di attesa ebbero modo di conoscersi meglio, Lucio disse loro che per vivere suonava nell'orchestra dei Campioni di Roby Matano; suonava la chitarra e se la cavava un po' con tutti gli strumenti.
A Milano viveva in una pensione da poco prezzo, ma da lì a qualche mese si sarebbe trasferito in un monolocale dalle parti del Lorenteggio non molto distante da dove vivevano loro.
Gli fece ascoltare alcune sue canzoni, li colpì soprattutto il modo di come le cantava: era una voce particolare, molto espressiva che riusciva a trasmettere emozioni.
Trascorsero tutto il giorno insieme negli studi della Ricordi.
Lallo, Pepe e Pietruccio avevano preparato due brani dei Beatles tradotti in italiano ed uno di un gruppo, i Searchers, intitolato “Needles and Pins”.
Da quel giorno, per diverso tempo, non videro più Lucio Battisti che partì con la sua orchestra per una lunga tournée.
Tre settimane dopo il provino, quando già disperavano di ottenere una risposta positiva dalla Ricordi, arrivò una telefonata dall’ufficio artistico della stessa che li convocò presso gli uffici di Milano.
Iller Pataccini, appena li vide li accolse sorridendo “abbiamo ascoltato i vostri provini con molto interesse e ne siamo rimasti favorevolmente colpiti: benvenuti alla Ricordi!”
Erano ovviamente felici, il loro sogno si era avverato. Ora dovevano trovare un nome da dare al gruppo: un nome facile da dire e da ricordare.
Tutti si impegnarono a cercarlo.
Pietruccio aveva un'idea che gli frullava nella testa: cercava un nome che contenesse delle consonanti inusuali nella nostra lingua, come Kontiki, Krakatoa, qualcosa insomma che si potesse leggere come si scriveva.
Poco dopo un nome rimbalzò nella testa di tutti loro: era il nome proprio di una gazzella africana che vive negli altopiani somali: DIK DIK.
Era il nome che cercavano.
Il nome entusiasmò tutti quanti, discografici compresi e con lo stesso nome nell'anno 1964, firmarono il loro primo contratto discografico.
FEDERICO FELLINI...

Nella primavera del '65, l'ufficio promozioni della Ricordi li convoca d'urgenza per prospettargli un'interessante proposta di lavoro.



Federico Fellini, che stava ultimando la lavorazione di Giulietta degli Spiriti, aveva deciso che un brano musicale del film fosse composto ed eseguito da loro.
Partirono in aereo per Roma ed arrivarono negli studi della R.C.A. dove ad attenderli c’era proprio lui Federico Fellini il quale li accolse amichevolmente, spiegò loro il tipo di brano a commento delle immagini del film e quindi affiancò loro un giovane direttore d’orchestra diventato poi famoso: Stelvio Cipriani che avrebbe collaborato nella composizione della canzone.
Dopo un “Full Immercion” musicale uscirono dallo studio con un ottimo brano che aveva per titolo: “ Belfagor”.
Purtroppo per ragioni di censura, che a quei tempi era molto rigida, la scena che comprendeva la loro composizione fu tagliata togliendogli l'opportunità di farsi apprezzare in campo internazionale.
Nonostante l’occasione sfumata una certa popolarita' fuori dei confini italiani l'avevano acquisita tanto che arrivavano richieste di partecipazioni a trasmissioni televisive e tournees dalla Svizzera, dalla Germania, dalla Jugoslavia, ed altre ancora compresi gli Stati Uniti.

IL PRIMO DISCO...

Qualche tempo dopo la firma del loro primo contratto con la Ricordi, realizzarono la prima incisione, si trattava della versione italiana di una canzone inglese dal titolo 1-2-3, che ebbe un buon successo di vendita.



La facciata B del 45 giri era un brano composto interamente da Lucio Battisti “Se rimani con me” che fruttò allo stesso la soddisfazione nel vedere pubblicata una sua composizione e di ricevere i primi diritti Siae che in quel momento erano per lui importanti.
La radio, allora, era molto piu' importante della televisione che stentava a decollare; Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, erano i conduttori di una trasmissione di grande successo “Bandiera Gialla”, dove parteciparono cantando in diretta e diventando, per parecchie settimane, i leaders della trasmissione..
Dopo le cinquantamila copie vendute del primo 45 giri, la Ricordi, gli permise di usare gli studi di registrazione, con una certa libertà.

Verso i primi giorni dell'estate del '66, mentre mi aggiravo negli uffici della Ricordi, passando nei corridoi mi capitò di sentire un motivo molto coinvolgente al punto che incuriosito mi affacciai all'ufficio da dove proveniva il motivo e chiesi che canzone fosse.
Mi risposero che dagli Stati Uniti erano appena arrivate le ultime novità discografiche.
Terminata la canzone, sfilai il disco dalla piastra e ne lessi l'etichetta: era un gruppo vocale di cui non avevo mai sentito parlare, possedeva un insieme di voci molto interessante, lessi il nome: Mamas and Papas.
Fu un vero colpo di fulmine, la canzone fin dalle prime note era potente e accattivante, possedeva tutti i numeri per diventare un grande successo, sfilai dal giradischi il 45 giri e mi precipitai dal direttore artistico, Iller Patacini, e gli dissi: che avevo tra le mani una vera bomba e che avrei voluto farne una versione in italiano: poi lessi, il titolo, California Dreamin’.



Anche Pataccini convenne con me, dopo aver ascoltato la canzone, che valeva la pena di provare a farne una versione italiana. Prima di congedarmi Pataccini mi disse che Giulio Rapetti, in arte Mogol, aveva espresso il desiderio di diventare il nostro produttore e che l'indomani ci avrebbe ricevuto nel suo ufficio per conoscerci.
Avevo sentito parlare di Mogol, si diceva avesse grande intuito e che scrivesse dei bellissimi testi di canzoni; arrivammo da Mogol, con il disco dei Mamas and Papas, con l'intenzione di sottoporlo al suo giudizio. Nell'ufficio, con Mogol, ci trovammo con grande sorpresa anche Lucio.
Cominciammo a discutere sui vari progetti musicali e quasi contemporaneamente con Mogol facemmo riferimento ad una canzone con la quale avremmo potuto iniziare la nostra collaborazione. Fu un caso che porto' fortuna ad entrambi: avevamo pensato alla stessa canzone quella che poi divenne ''Sognando la California''.



Incisero Sognando la California negli studi di Via dei Cinquecento a Milano assieme al loro nuovo produttore e con l’apporto di Lucio Battisti. Fecero coincidere il mese d'Agosto, in cui erano liberi da impegni, con un contratto artistico al casino' di S. Remo dove, dopo l'orchestra base, si esibivamo in qualità di rappresentanti del fenomeno musicale del momento.

La loro performance al Roof Garden del casinò prevedeva un uscita di quarantacinque minuti ridotta poi a trenta per poi essere ulteriormente sacrificata a dieci non per il fatto che suonassero male…anzi, ma perché secondo il pubblico non molto giovane i volumi erano troppo alti.
Ci fu a tal proposito un incidente singolare; stavano suonando a dei volumi, secondo la moda del momento accettabili, quando da un tavolo di fronte un uomo piuttosto elegante, disturbato, dal suono giudicato eccessivo, si rivolse dalla loro parte portandosi entrambe le mani alle orecchie e proferendo ad alta voce,un'imprecazione; Pietruccio al microfono rispose duramente; non l'avesse mai fatto, per poco ne nasceva una rissa.
Solo il tempestivo intervento del direttore evitò un vero caso nazionale perché venire alle mani con il ministro dello spettacolo non sarebbe stato molto salutare.
Del tutto inconsapevoli di ciò che stava avvenendo del loro disco pubblicato un mese prima trascorsero delle piacevoli vacanze pensando a come fosse andata; qualche sospetto però l'avevano. Spesso, accendendo la radio, capitava con grande sorpresa di ascoltare la loro canzone, succedeva anche una cosa inaspettata erano fermati per la strada da ragazzi che gli chiedevano l'autografo.
Pietruccio veniva riconosciuto più sovente perché, spiccava nella copertina del disco indossando un vecchio cappello da Cow Boy che aveva trovato nello studio fotografico e che per gioco si era messo in testa; un cappello, che per anni, rappresentò il simbolo dei Dik Dik.
La vera sensazione di successo, la ebbero alla fine del mese di Agosto quando, tornati a Milano, ricevevano ogni giorno decine di telefonate da amici e conoscenti che entusiasti, si congratulavano. Nel giro di poco tempo si ritrovarono al vertice della Hit Parade.

IL 1968

Il 1968 fu caratterizzato da molti avvenimenti internazionali importanti.



I Beatles, spettatori al concerto dell'Isola di Wight.

Ci fu il movimento studentesco, che partendo dai campus americani si era esteso in tutto il mondo occidentale protestando, anche con la musica, per ottenere un rinnovamento delle istituzioni scolastiche e sociali; scoppiò la guerra nel Vietnam, tra il '68 e il '69 ci furono due grandi avvenimenti musicali che segnarono un'epoca, il concerto a Wight, e quello a Woodstock, dove di fronte a più di cinquecento mila giovani arrivati da ogni luogo si esibirono artisti del calibro di Jimmi Hendrix, Crosby Stills and Nash, Joe Cocker, Bob Dylan, Santana ecc.


Woodstock.

Nello stesso anno il duo Battisti Mogol scrisse per loro il ''Vento'' e partirono per la loro prima tournée negli Stati Uniti.


L'Isola di Wight vista dal Satellite.

All'aeroporto di New York c'era una delegazione di italo americani ad attenderli.

La tournée si svolse nel migliore dei modi, suonarono a New York, a Boston, a Chicago e a Filadelfia, facendo anche un blitz in Canada, nelle città di Toronto e Montreal.
Dappertutto erano accolti da un folto pubblico di italiani residenti negli Stati Uniti, che ad ogni fine concerto li invitavano in ristoranti gestiti da italiani e frequentati da italiani.
Di festival in Italia e nel mondo, ce ne sono parecchi.
In Italia, la parola festival, ti ricorda subito quello che è considerato il più importante dei festival: è quello di Sanremo, meta ambita da ogni cantante di musica leggera.
La Ricordi e Mogol, nel 1969, decisero che era giunto il momento di farli partecipare al festival di Sanremo; la formula prevedeva che la medesima canzone fosse interpretata da due diversi cantanti che ne davano una differente interpretazione.
A Sanremo ci arrivarono una settimana prima dell'inizio della manifestazione prendendo alloggio al Grand Hotel del Mare di Bordighera.
Per tutta la settimana del festival la città di Sanremo assume un aspetto frenetico. I giornalisti si aggirano per tutti gli alberghi per fare interviste; centinaia di persone affollano le entrate degli Hotels nella speranza, di vedere il proprio cantante preferito.




Nella primavera del 1969 venne pubblicato un brano che portava la firma di un nuovo autore, che in seguito avrebbe scritto molte altre canzoni di successo: Mario Lavezzi, Mogol, e Popi Minellono diedero vita ad una di quelle canzoni che rimangono eterne nella memoria della gente ''Il Primo Giorno di Primavera''.








LE ORIGINI

Il quartiere di Milano in cui abitavano confinava con la campagna. Lallo e Pietruccio si conoscevano fin da piccoli, abitavano in pratica l'uno di fronte all'altro, avevano trascorso l'adolescenza insieme inseriti in una banda di ragazzini che vivevano nel loro stesso quartiere.
Lallo si affacciava al mondo del lavoro e quando poteva cantava: lui sì aveva una bella voce. Pietruccio in una “sfortunata” combinazione vinse una borsa di studio che lo costrinse a trasferirsi in un collegio di Pavia dove ci rimase per ben cinque anni, dopo di che fece una lunga serie di lavori noiosi.
Tornato a Milano si ritrovò con Lallo che, dopo aver fatto il militare, era già entrato nel mondo del lavoro.
La passione per il canto però era più forte di lui, anzi aveva trovato un amico con il quale “faceva musica”.
Pepe abitava non molto distante dal loro quartiere, aveva molta passione per la musica, iniziò studiando il clarinetto che ben presto sostituì con la chitarra classica avvalendosi di un insegnante di prestigio il maestro Miguel Abloniz.
La musica classica però non faceva al caso suo, era più attratto da quella moderna. Avendo innata una buona musicalità, ben presto diventò un ottima “chitarra ritmica”. L'incontro tra Lallo e Pepe fu talmente indovinato che diedero vita ad un duo che chiamarono “Il Duo Washington”.
Nessuno dei due allora pensava minimamente di farne una professione, suonavano e cantavano soprattutto per il loro piacere e per il piacere della compagnia di ragazzi alla quale appartenevano.
Poi Lallo andò a fare il servizio militare e i loro progetti rimasero in sospeso.
PRIME ESPERIENZE

Trovarono un primo ingaggio in un piccolo locale nel centro di Milano in Via Merlo: si chiamava “Ciao Ciao” ed era curato da due amici per la pelle molto simpatici: Attilio Malnati, ora direttore delle edizioni Universo, G. De Feo attuale proprietario delle medesime edizioni.
I due gestivano il locale che la domenica pomeriggio era frequentato da ragazzi. Il “Ciao Ciao” aveva una capienza massima di 150 persone però la domenica ne stipava anche 400. I ragazzi che volevano entrare arrivavano parecchio tempo prima dell’apertura del locale, formando così un gruppo che creava problemi di ingorgo al traffico.
Tra i loro compagni di quartiere e d'infanzia ce n’erano due che, tornando da una vacanza a Londra, riferirono a Pietruccio, Pepe e Lallo che in Europa stava avendo successo un nuovo strano gruppo musicale con un nuovo strano nome; dalla descrizione pensarono che il tipo di musica fosse interessante e iniziarono ad ascoltare Radio Luxemburg, unica fonte di notizie musicali d'oltre manica, cercando di ascoltare, scoprire e studiare questo fantomatico nuovo complesso.
SCOPRIRE I BEATLES

Quando finalmente sentirono le prime note di “Love me do” ebbero una folgorazione. La musica, il modo di suonare, le invenzioni vocali, il suono delle chitarre, gli arrangiamenti contribuirono a generare in loro una grande emozione:avevano ascoltato i Beatles. Da quel giorno ci fu una caccia spietata per comperare i loro dischi che in Italia non erano ancora stati pubblicati. L'unica possibilità era quella di andare a Lugano dove un negozio riusciva ad averli direttamente dall'Inghilterra.
Iniziarono a studiare e a cercare di capire la musica dei Beatles, inserendo nel proprio repertorio le loro canzoni, che riscuotevano tra i giovani un enorme successo. Il “Ciao Ciao” ben presto divenne il punto d'incontro per tutti gli amanti di questo nuovo genere musicale che non passò inosservato ai giornalisti, i quali raccontarono ciò che stava accadendo al “Ciao Ciao” e ad altri locali valutando l’evento come il solito fenomeno giovanile che sarebbe finito nel giro di una stagione.
La moda tra i ragazzi subì una grossa influenza, si andava diffondendo il modo di vestirsi alla Beatles, gli stivaletti, i calzoni aderenti, le giacche senza revers, ma più che altro i capelli lunghi che creavano stupore e sdegno tra la gente più conservatrice generando sconcerto da parte dei Media i quali li chiamavano in tono dispregiativo “Capelloni”. Il mondo discografico Italiano era in fermento per ciò che stava avvenendo ed i complessi, così si chiamavano allora, erano visti con particolare interesse.
La storia del loro ingresso alla casa discografica Ricordi, è talmente singolare che vale la pena di essere raccontata.
Con una raccomandazione ottenuta dall’allora Arcivescovo di Milano Monsignor Montini, attraverso il fratello di Pietruccio, Cesare, che lavorava presso l’Arcivescovado di Milano, ottennero un’audizione dalla Casa discografica Ricordi.
Trascorsero alcuni mesi durante i quali proseguirono nella solita routine: lavoro, studio, prove e la domenica pomeriggio al “Ciao Ciao” a suonare, mentre la sera si spostavano con i loro strumenti al “Ragno d'Oro” di Corbetta, un paese nei pressi di Milano, dove si esibivano.
Ben presto il locale di Corbetta divenne un punto d’incontro di molta gente e molti giovani lasciando stupefatti ed increduli i proprietari.
Nel frattempo il mondo musicale italiano, e non solo, stava subendo un cambiamento radicale.
I primi segnali arrivarono inaspettati anche al mondo discografico che ne intuì subito la potenzialità commerciale.
Quando oramai non speravano più, ricevettero una telefonata dalla Ricordi nella quale gli si comunicava che per espresso desiderio del direttore artistico, Iller Pataccini, erano convocati per un'audizione presso gli studi di Milano in via dei Cinquecento.

Ler mais: http://www.myspace.com/idikdik#ixzz0wxPUBtrM






Sai cos’è l'isola di Wight
è per noi l'isola di chi
ha negli occhi il blu
della gioventù
di chi canta hippi hippi pi

Al mercato un dì
andai così
per curiosare qui e la
e non sapevo cosa fare

fra divise blu
e giacche lunghe di lamé
ho visto te
miraggio bianco intorno a me

Sai cos’è l'isola di . . .

Senza una valigia io e te
siamo partiti un giovedì
nei nostri occhi c'era un sì

pioggia di farfalle intorno a noi
mi davi la tua gioventù
nessuno mi ha fermato più

Sai cos’è l'isola di ...

http://www.angolotesti.it/D/testi_canzoni_dik_dik_4079/testo_canzone_lisola_di_wight_142088.html




http://www.dikdik.it/prima_pagina.html

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