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venerdì 27 agosto 2010

Francesco Guccini


Francesco Guccini
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Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940) è un musicista, scrittore e cantautore italiano fra i più importanti e noti.[1]

Il suo debutto ufficiale risale al 1967 con l'LP Folk beat n. 1 (ma già nel 1960 aveva scritto L'antisociale); in una carriera ultraquarantennale ha pubblicato oltre venti album di canzoni. È anche scrittore e sporadicamente attore, autore di colonne sonore e di fumetti.

Si occupa inoltre di lessicologia, lessicografia, glottologia, etimologia, dialettologia, traduzione, teatro ed è autore di canzoni per altri interpreti.[2][3]

È ritenuto uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani;[4][5][6] i testi dei suoi brani vengono spesso assimilati a componimenti poetici, denotando una familiarità con l'uso del verso tale da costituire materia di insegnamento nelle scuole come esempio di poeta contemporaneo.[7] Oltre all'apprezzamento della critica, Guccini riscontra un vasto seguito popolare, venendo considerato da alcuni il cantautore "simbolo", a cavallo di tre generazioni.[8]

Fino alla metà degli anni ottanta ha insegnato lingua italiana al Dickinson College, scuola off-campus, a Bologna, dell'Università della Pennsylvania.[9]

Guccini suona la chitarra folk, e la maggior parte delle musiche da lui composte ha come base questo strumento.

Biografia
L'infanzia (1940-1950)
« Cresciuto tra i saggi ignoranti di montagna,
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia... »
(da Addio, Stagioni, 2000)

Il cantautore nacque da Ferruccio Guccini, impiegato delle Poste, originario dell'Appennino pistoiese, ed Ester Prandi, casalinga di Carpi, al n. 22 di via Domenico Cucchiari, a Modena, il 14 giugno 1940.[10] Dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, suo padre fu chiamato alle armi e questo evento costrinse il piccolo Francesco ad andare a vivere con la madre presso i nonni paterni, a Pàvana, sull'Appennino tosco-emiliano.[11]Guccini ricorderà più volte nelle proprie opere gli anni dell'infanzia trascorsi sulle montagne dell'Appennino: proprio a Pàvana dedicherà inoltre il primo romanzo Cròniche Epafàniche; molte delle sue canzoni attingeranno da questa ambientazione montanara della quale ha più volte dichiarato di andare molto fiero.[12] Un forte senso di appartenenza ai luoghi di origine della sua famiglia, che descriverà nel brano Radici,[13][14] avrebbe segnato quindi la sua poetica, divenendo un tema ricorrente dei suoi scritti e dei suoi brani, come ad esempio in Amerigo, che narra la storia di povertà ed emarginazione di un prozio emigrante.[15][16]

La fine della guerra riportò Guccini nei luoghi lasciati pochi mesi dopo la nascita;[17][18] nel 1945 tornò dunque a vivere con la madre a Modena, dove l'anno successivo il padre, ritornato dalla prigionia, riprese il suo impiego alle Poste.[19]

L'adolescenza (1950-1958)
Guccini e l'amico Cencio, protagonista dell'omonima canzone.[20][21]A Modena, descritta con una certa amarezza nella canzone Piccola città,[22][23] Guccini trascorse la sua adolescenza che avrebbe poi raccontato in Vacca d'un cane, suo secondo romanzo.

Dopo la scuola dell'obbligo, frequentò l'istituto magistrale Carlo Sigonio[24] (curiosamente nella stessa scuola del tenore Luciano Pavarotti),[25] diplomandosi nel 1958.

Questo periodo non viene ricordato con felicità: la "fuga" da Pàvana lo mise di fronte alla realtà modenese contro la quale si mosse anche nei suoi testi.[26]

Furono questi anni intensi per la sua formazione culturale e musicale: nacquero in questo contesto le storie delle sue canzoni che guardano alla società e al quotidiano,[27] i racconti e i dubbi per i quali si definì in un verso di Samantha un «burattinaio di parole».[28]

Altri riferimenti a Modena si possono trovare in Cencio (Quello che non, 1990), ove Guccini ricorda con toni nostalgici un amico affetto da nanismo.[29]


Il periodo giovanile e gli inizi nel mondo musicale (1959-1966) [modifica]
La sua prima esperienza lavorativa di istruttore in un collegio a Pesaro terminò con esito fallimentare, poiché fu licenziato dopo breve tempo.[30]

Di ben altro spessore fu invece la sua esperienza alla Gazzetta di Modena: per due anni ricoprì il ruolo di cronista, un'occupazione a sua detta «massacrante, dodici ore di lavoro al giorno per ventimila lire al mese».[31]

In redazione ebbe diverse mansioni, prestando attenzione soprattutto alla cronaca giudiziaria; tra i suoi articoli è particolarmente rilevante un'intervista realizzata a Domenico Modugno (reduce da due vittorie consecutive al Festival di Sanremo) nell'aprile del 1960,[32] e proprio l'incontro con il cantautore pugliese spingerà Guccini (già musicista e autore di brani rock'n'roll) a scrivere la sua prima canzone da cantautore, L'antisociale.[33]

Guccini mosse i primi passi nel mondo della musica come cantante e chitarrista in un'orchestra da balera,[34] di cui facevano parte Pier Farri (che divenne in seguito suo produttore) alla batteria e Victor Sogliani (futuro componente dell'Equipe 84) al sassofono, più un altro chitarrista, Franco Fini Storchi.

Il complesso, nato nel 1958,[35] si chiamò dapprima Hurricanes, poi Snakers e infine Gatti, dopo l'unione con i Marino's di Alfio Cantarella:[36][37][38] con gli Snakers Guccini scrisse le prime canzoni, Bimba guarda come (il ciel sa di pianto), Roy Teddy Boy, Ancora, Viola come gli occhi di Angelica,[39] rock'n'roll sul modello dei brani di Peppino Di Capri e degli Everly Brothers, che, uniti ad alcune cover del periodo, costituirono il repertorio dell'orchestra.[40]

Per due anni il gruppo ottenne molti ingaggi, facendo la stagione sulla riviera romagnola e suonando in tutto il nord Italia[41] e anche all'estero: proprio durante alcuni spettacoli in Svizzera Guccini si trovò ad accompagnare come chitarrista Nunzio Gallo,[42] noto vincitore del Festival di Sanremo 1957 con Corde delle mia chitarra (in coppia con Claudio Villa).

Alla fine del 1961 la famiglia Guccini si trasferì a Bologna, e Francesco (iscrittosi all'Università di Bologna nella facoltà di Lingue) per qualche tempo visse insieme ad Alfio Cantarella.

Nel luglio 1962 Guccini partì per il servizio militare, che prestò a Lecce, alla Scuola di Fanteria di Cesano di Roma e a Trieste. Come ricorda egli stesso, si trattò di un'esperienza sostanzialmente positiva.[43] Poco prima della partenza scrisse alcune canzoni, molte delle quali poi cestinò «un po' per pudore un po' per vergogna», ritenendole null'altro che tentativi.[44] Fra queste vi erano La ballata degli annegati e Venerdì santo.

Nel frattempo, durante l'assenza di Guccini, I Gatti si erano uniti a un'altra formazione, i Giovani Leoni di Maurizio Vandelli, che nel 1964 diede vita alla ben più nota Equipe 84; terminato il servizio militare, Guccini rifiutò di entrarvi per continuare gli studi,[45] che in seguito abbandonò a un passo dalla laurea (nel 2002 gliene fu conferita una honoris causa in Scienze della formazione).[46]

Per la sua maturazione musicale e artistica risultarono decisivi gli ascolti (le «diete musicali», come le definì[47]) del gruppo torinese dei Cantacronache di Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero;[48] la sua evoluzione artistica lo portò poi a interessarsi al beat (in quel periodo scoprì Bob Dylan[49]) e compose canzoni come Auschwitz (incisa con il sottotitolo La canzone del bambino nel vento), È dall'amore che nasce l'uomo, portate al successo dall'Equipe 84,[50] che aveva già inciso L'antisociale a gennaio del 1966, e Noi non ci saremo, incisa invece dai Nomadi.

Il debutto (1967-1971)
Nel 1967 la casa discografica CGD gli propose di partecipare al Festival di Sanremo di quell'anno come autore della parte musicale del brano Una storia d'amore. Per interpretarlo furono scelte due cantanti di questa casa discografica, Caterina Caselli e Gigliola Cinquetti ma la canzone non superò le selezioni.[51] Come dichiarò Roberto Vecchioni (che, in quel periodo, era uno degli autori della CGD), la casa discografica gli impose due parolieri professionisti, Daniele Pace e Mario Panzeri, per provare a modificare il testo della canzone, un'ingerenza che Guccini tollerò malvolentieri e che lo indusse a rinunciare a ulteriori collaborazioni.[52] La canzone fu comunque incisa dalle due cantanti: da Gigliola Cinquetti nell'album La rosa nera e da Caterina Caselli in Diamoci del tu.[51]

Il primo lavoro della sua carriera di cantautore - Folk beat n. 1 - arrivò qualche mese dopo, nel marzo del 1967. Nel disco, che ebbe un riscontro commerciale molto scarso (praticamente nullo, affermò Guccini[53]), si intravedono già dei tratti caratteristici del suo stile artistico, con canzoni dagli arrangiamenti scarni e dai temi dolorosi come morte, suicidio, infimità sociale, Olocausto e guerra (appare anche un originale esperimento di talking blues "all'italiana", stile che avrebbe poi ripreso in un successivo brano inserito in Opera buffa).[54] Tra le canzoni incise ci furono anche tre di quelle già portate al successo dai Nomadi e dall'Equipe 84, Noi non ci saremo, L'antisociale e Auschwitz; "Auschwitz" verrà poi tradotta in inglese e riproposta nel 1967 dall'Equipe 84 (come retro del 45 giri con 29th September, pubblicato solo in Gran Bretagna) e, molti anni dopo, dal cantautore statunitense Rod MacDonald, nell'album "Man on the Ledge" del 1994.[55][56] Vi è inoltre un'altra canzone, In morte di S.F., che sarà ridepositata in seguito alla Siae con il titolo mutato in Canzone per un'amica, e con questo nuovo titolo sarà incisa nel 1968 dai Nomadi.[57]

Caterina Caselli il 1 maggio 1967, poco dopo l'uscita del disco, lo invitò al programma televisivo Diamoci del tu, presentato insieme a Giorgio Gaber: in quest'occasione, che rappresentò il suo debutto televisivo, cantò Auschwitz;[58] nella stessa puntata, tra l'altro, fu ospite un altro giovane cantautore ancora sconosciuto, Franco Battiato.[59]


Francesco Guccini con la prima moglie Roberta Baccilieri nel cortile della loro casa in via Paolo Fabbri 43, a Bologna nel 1971.Per la Caselli in quel periodo scrisse molti brani, tra cui Le biciclette bianche, Incubo N° 4, canzone inserita nel musicarello L'immensità (La ragazza del Paip's), Una storia d'amore e Cima Vallona (ispirata alla strage di Cima Vallona); si fece inoltre notare per la traduzione (che però non firmò) di Bang Bang (My Baby Shot Me Down) di Sonny Bono e Cher, cantata sempre dall'Equipe 84.[60]

Furono tuttavia i Nomadi (che già nel 1966 avevano inciso una sua canzone, Noi non ci saremo), a portare al successo nello stesso anno quella che divenne una delle canzoni più note di Guccini: Dio è morto (fu pubblicata in contemporanea anche da Caterina Caselli, con delle differenze nel testo).[61] Fu un brano dal testo "generazionale" che per l'universalità del suo contenuto superò ogni confinamento ideologico venendo elogiata addirittura da Papa Paolo VI (fu trasmessa da Radio Vaticana,[62] benché a suo tempo censurata dalla RAI per blasfemia).

L'anno successivo Guccini ritornò in sala di incisione, pubblicando un 45 giri con Un altro giorno è andato/Il bello: la prima, una delle sue canzoni ritenute tra le più caratteristiche, fu incisa di nuovo in versione acustica e con alcune piccole modifiche nel testo nel 1970 e inserita in L'isola non trovata; la seconda invece fu riproposta dal vivo in Opera buffa, dopo essere stata reinterpretata due anni dopo da Lando Buzzanca;[63] nel frattempo Guccini continuò l'attività di autore, continuando a comporre brani per I Nomadi, Bobby Solo, Caterina Caselli e altri artisti. Nel dicembre 1968 vi fu inoltre il suo debutto ufficiale dal vivo, con un concerto tenuto al Centro Culturale la Cittadella della Pro Civitate Christiana di Assisi, un centro culturale cattolico di tendenza progressista.[64]

Nel biennio 1967-1968 si distinse anche per il lavoro di pubblicitario nell'ambito del Carosello insieme a Guido De Maria, collaborando agli slogan dell'Amarena Fabbri imperniate sui personaggi "Salomone pirata pacioccone" e il suo aiutante "Manodifata"[65]; dello stesso personaggio scrisse anche il testo della canzone per bambini, cantata da Le Sorelle, e fece conoscere al grande pubblico, sempre grazie al Carosello, il vignettista Bonvi.[66]

In seguito Guccini avrebbe ricordato questo periodo nel testo di Eskimo.[67]

Nel 1970 fu la volta di Due anni dopo (registrato nell'autunno del 1969), album dai toni inquieti ed esistenziali, che lasciò da parte le tematiche della protesta (eccetto per Primavera di Praga); fu accostato, per le tematiche e i vocaboli alla poetica leopardiana,[68] mostrando un artista ancora giovanile ma già più maturo del precedente. Il centro narrativo del disco, dalla percepibile influenza francese,[69] è il tempo che passa e la vita quotidiana analizzata nella dimensione dell'ipocrisia borghese.[70] Con questo album ha inizio una collaborazione, che durerà circa un decennio, con la folksinger di origini americane Deborah Kooperman la quale, pur non essendo una vera chitarrista, impreziosirà da quel momento parecchi suoi dischi con caratteristici arpeggi fingerpicking, uno stile allora poco conosciuto e usato nel nostro Paese.[71][72]

Subito dopo l'uscita di Due anni dopo, Guccini lasciò in Italia, ma senza rinunciarci, la sua fidanzata Roberta Baccilieri (per la quale aveva scritto Vedi cara) e partì per gli USA insieme a Eloise Dunn, una ragazza conosciuta al Dickinson College di Bologna dove insegnava[73] (alla quale anni dopo dedicò la canzone 100 Pennsylvania Ave). Conclusasi anche questa relazione, tornò in Italia con la caratteristica barba, che da quel momento non si tagliò più.[74] Si riconciliò con Roberta Baccilieri e con lei andò in vacanza all'isola di Santorini: è in quest'occasione che fu scattata la fotografia presente sul retro di Stanze di vita quotidiana, usata poi sia per la copertina di Via Paolo Fabbri 43 sia, ancora oggi, per i manifesti pubblicitari dei suoi concerti.[75]


Francesco Guccini durante un'esibizione nel 1972.In autunno iniziò le registrazioni di un nuovo disco, e così a undici mesi da Due anni dopo fu pubblicato L'isola non trovata. Il titolo dell'album, che è anche quello di una canzone, è un riferimento a Guido Gozzano; altra citazione letteraria presente nel disco fu quella di J.D. Salinger in La collina.[76] Altri brani di rilievo del disco furono Un altro giorno è andato (reincisa dopo due anni), L'uomo e L'orizzonte di K.D. (Karen Dunn, la sorella di Eloise).[77]

La notorietà di Guccini iniziò a diffondersi anche al di fuori di Bologna, passando dalle osterie al teatro: fu di questo periodo la sua partecipazione al programma televisivo Speciale tre milioni, dove presentò alcune sue canzoni[78] (tra cui La tua libertà, all'epoca inedita, incisa nel 1971 ma pubblicata soltanto nel 2004 come bonus track dell'album Ritratti), e dove divenne amico di Claudio Baglioni.[79] Nel 1971, dopo alcuni mesi di convivenza, sposò la sua storica fidanzata, Roberta Baccilieri (raffigurata sul retro di copertina dell'album successivo e alla quale dedicò la canzone Eskimo).[80]

Il successo (1972-1980)

Un'immagine di Guccini al Club Tenco con Paolo Conte negli anni settanta.Il vero salto artistico e qualitativo si ebbe nel 1972 con Radici, che contiene alcune delle sue canzoni più conosciute; innanzitutto La locomotiva, canzone tratta da una vicenda reale,[81] in cui Guccini affronta il tema dell'uguaglianza, della giustizia sociale e della libertà, ricalcando lo stile di autori di musica anarchica di fine '800.[82]

Il filo conduttore dell'album, come suggerisce il titolo, è l'eterna ricerca delle proprie radici,[83] simboleggiata anche dalla copertina del disco dove, sullo sfondo del cortile della vecchia casa di montagna, sono raffigurati sul fronte i nonni e i prozii di Guccini[84] (tra cui anche Enrico, la cui vicenda verrà raccontata anni dopo in "Amerigo").[85] La critica definì l'album contemplativo e onirico:[86] canzoni come Incontro, Piccola Città, Il vecchio e il bambino, La Canzone della bambina portoghese e Canzone dei dodici mesi sono i brani di maggior rilievo di un lavoro che viene ritenuto tra le sue vette artistiche.[87]

Nello stesso anno Guccini porta alla EMI Italiana un giovane cantautore suo concittadino di cui ha ascoltato alcune canzoni che l'hanno colpito: si tratta di Claudio Lolli, con cui in futuro collaborerà nella stesura di due canzoni (Keaton e Ballando con una sconosciuta), che deve proprio a Guccini l'inizio della sua attività artistica.[88][89]


Bologna: nella casa di Guccini.Nel 1973 fu la volta di Opera buffa, disco registrato all'Osteria delle dame di Bologna e al Folkstudio di Roma, goliardico e spensierato, che mette in luce le sue qualità di cabarettista, ironico e teatrale, colto e canzonatorio.[90]

L'idea di incidere canzoni dal vivo di questo genere in realtà non fu mai accettata di buon grado da Guccini, il quale ebbe perplessità sulla pubblicazione di questo disco e sul brano I Fichi, contenuto nell'album D'amore di morte e di altre sciocchezze.[91] Nonostante ciò il disco live (con sovraincisioni realizzate in studio) è una testimonianza indicativa del modo in cui Guccini ha sempre affrontato i concerti nel corso della sua carriera. Il suo tipico modo di fare cabaret si rinnova sempre nei suoi spettacoli, che diventano delle vere e proprie esibizioni teatrali in cui il protagonista dialoga e si confronta con il pubblico; questa sua vena cabarettistica è resa evidente in numerose canzoni, come L'avvelenata, Addio, Cirano, Il sociale e l'antisociale, ecc.[92][93][94]

Seguì l'anno successivo Stanze di vita quotidiana, un album controverso e di difficile ascolto, che riscontrò pareri contrastanti di pubblico e critica.[95] Il disco, composto da sei lunghi brani malinconici e struggenti, rispecchiò il periodo di crisi profonda che Guccini stava vivendo, aggravata dai continui dissidi con il produttore Pier Farri[96] e ricevette delle critiche impietose: si ricorda soprattutto una dura catilinaria del critico Riccardo Bertoncelli, che senza mezzi termini bollò il cantautore come «un artista finito, a cui non resta più nulla da dire».[97][98] Guccini rispose a questa accusa qualche anno dopo, con L'avvelenata.[99][100] Solo a distanza di molti anni fu riconosciuto il valore artistico di questo disco. A testimonianza di ciò, il testo di Canzone per Piero fu inserito tra le fonti della prima prova dell'esame di Stato del 2004.[101]

Il "tema del saggio" era l'amicizia e Francesco Guccini, a tal proposito, si disse fiero di figurare in mezzo a Dante e Raffaello.[102] Parlando del testo della canzone, si evidenzia come la sua fonte (conscia o inconscia) sia il dialogo di Plotino e Porfirio, contenuto nelle Operette morali di Giacomo Leopardi. Nel resto del disco lasciarono il segno vocaboli leopardiani e temi della quotidianità.[103]


Via Paolo Fabbri 43, a Bologna.Il successo commerciale di Guccini arrivò nel 1976. È l'anno di Via Paolo Fabbri 43, album che sarebbe poi risultato tra i cinque più venduti dell'anno.[104] La voce si fece più matura, decisa e sicura di sé e la struttura musicale dell'LP più complessa dei precedenti.[105] Come risposta alle critiche indirizzate a Stanze di vita quotidiana, soprattutto a quelle di Bertoncelli (citato nella canzone), scrisse come detto L'avvelenata, un brano che evidenzia un Guccini rabbioso e deciso a rispondere "vivacemente" a chi lo aveva aspramente criticato.[106] In seguito Guccini mostrerà una certa ritrosia a eseguire questa canzone dal vivo, in parte perché troppo sponsorizzata dal pubblico e in parte perché a suo dire "datata" nei contenuti.[107][108][109]

Altra canzone rappresentativa fu quella che diede il titolo al disco. Via Paolo Fabbri 43 è un'astratta descrizione della vita di Guccini nella sua residenza di Bologna, con gli abituali riferimenti ad artisti a lui cari, come Borges e Barthes[110] e una citazione delle "tre eroine della canzone italiana", Alice, Marinella e la «piccola infelice Lilly», una frecciatina amichevole rivolta a De Gregori, De André e Venditti;[111] questa a sua detta, assieme a L'avvelenata e a Il pensionato, è una delle canzoni a cui è più legato.[112] Non mancano nel disco momenti di lirismo: Canzone quasi d'Amore dalla poetica esistenziale[113] è ritenuta da molti un esempio delle vette raggiungibili dal "Guccini poeta". Il suo tratto da cantastorie[114] sarebbe tornato anche ne Il pensionato, ballata che narra di un suo anziano vicino, ma che sarebbe sfociata tra i versi in un excursus sulla triste situazione psicologica di alcuni anziani.[115][116] L'album successivo, pubblicato due anni dopo, fu Amerigo (1978), la cui canzone più famosa è certamente Eskimo,[117] Tuttavia, Guccini stesso intravide il momento più riuscito proprio nel brano che dà il titolo al disco: una ballata dedicata a uno zio emigrante a lui caro.[118]

Il 6 ottobre 1977 la rivista settimanale Grand Hotel gli dedicò una copertina dal titolo: Il padre che tutti i giovanissimi avrebbero voluto avere; in realtà l'iniziativa avvenne a sua insaputa, come raccontò il vicedirettore del settimanale: «Guccini non sapeva della copertina; l'intervista è stata fatta da un collaboratore che non gli aveva detto che sarebbe finita sul nostro settimanale, ma non penso che per questo Guccini sia andato in bestia».[119]


Francesco Guccini canta Per un amico durante il concerto per Demetrio Stratos all'Arena Civica di Milano, il 14 giugno 1979.Guccini non fu entusiasta dell'iniziativa, e dichiarò: «Non capisco come gli sia venuto in mente, quel titolo, io scrivo canzoni per un pubblico di trentenni, non capisco come un pubblico di sedicenni appena usciti dal liceo possa trovare delle affinità con le cose che dico».[120] Sempre a questo proposito, si ricorda un episodio curioso: durante un concerto tenuto qualche giorno dopo la pubblicazione dell'articolo, alcuni spettatori delusi iniziarono a schernirlo per essere finito su una rivista femminile, ma Guccini non si scompose e ribatté: «Questo è niente, vedrete quando scriveranno "Liz Taylor grida a Guccini: rendimi il mio figlio segreto"!»[121]

Nel frattempo, nello stesso anno, si separò dalla moglie Roberta (scrivendo sulla vicenda la canzone Eskimo)[122] e iniziò una convivenza con Angela, con cui, nel 1978, ebbe una bambina, Teresa (a cui anni dopo avrebbe dedicato le canzoni Culodritto, ed E un giorno...).[123][124] Guccini salutò gli anni settanta con Album concerto, registrato dal vivo con i Nomadi. La particolarità di questa raccolta fu l'interpretazione a due voci con Augusto Daolio e la presenza nel disco di canzoni da lui scritte ma mai incise in precedenza: Noi, Per fare un uomo e soprattutto Dio è morto.[125]

Il 1979 è anche l'anno della partecipazione di Guccini, il 14 giugno, a 1979 Il concerto - Omaggio a Demetrio Stratos, per ricordare l'amico deceduto pochi giorni prima; durante la manifestazione musicale Guccini canta Per un amico, che è in realtà In morte di S.F. dedicata a Stratos.[126]

Metropoli, viaggi e ritratti (1981-1989)
Guccini aprì gli anni ottanta con Metropolis, album al quale, al pari di Stanze di vita quotidiana, ha affermato di essere meno legato.[127] Il filo conduttore della raccolta è la descrizione di alcune città dal preciso valore simbolico: Bisanzio, Venezia, Bologna e Milano.[128]


Ormai da anni Guccini vive stabilmente a Pàvana (Pistoia) e solo saltuariamente si reca a Modena o Bologna dove, comunque, possiede casa.La storia delle città e soprattutto il disagio della vita nella polis si intrecciano in un gioco di vicende storiche e di rimandi dal significato simbolico.[129] Gli arrangiamenti si fecero più corposi, ormai distanti dagli stereotipi folk; compaiono infatti incroci di sax e chitarra, basso e batteria, zufoli, clarinetti, flauti.[130] Torna il tema del viaggio o meglio ciò che egli definisce «l'impossibilità e l'inutilità di viaggiare».[131] Nel disco Guccini riprese una canzone dell'Assemblea musicale teatrale, scritta da Giampiero Alloisio e Bruno Biggi, Venezia (a cui apporta alcune piccole modifiche al testo).[132] Spicca, fra i brani del disco, Bisanzio, complessa composizione definita da Jachia «commovente e sognante».[133]

Bisanzio fu rappresentata da Guccini come un affascinante ma angosciante crocevia al limite tra due continenti e due ere, con toni talvolta apocalittici.[134][135] Il protagonista stesso, tale Filemazio (in cui molti scorgono lo stesso Guccini[136]), percepisce la decadenza della sua civiltà, in un parallelo con quella occidentale, e l'avvicinarsi della fine. La canzone è ambientata all'epoca dell'imperatore Giustiniano I (483-565), con molti riferimenti storici a quel periodo,[137] che Guccini stesso ha spiegato più volte;[138] da citare inoltre per il brano l'ispirazione dall'opera Storia segreta di Procopio di Cesarea.[139] Altri brani degni di nota nel disco furono la poetica Venezia e la ballata Bologna.

Nello stesso anno della pubblicazione di Metropolis, Guccini è autore, con Giorgio Gaber, Sandro Luporini e Gian Piero Alloisio, dello spettacolo Gli ultimi viaggi di Gulliver, messo in scena dallo stesso Alloisio con Ombretta Colli;[140] sempre nel 1981 scrive la canzone Parole, incisa da Alloisio nel suo album Dovevo fare del cinema (in cui è presente anche una canzone dello spettacolo, appunto Gulliver, che lo stesso Guccini inciderà nell'album Guccini).[141]

Anche il successivo disco (Guccini) trattò le stesse tematiche del precedente, tra cui spicca il tema del viaggio e del disagio metropolitano rappresentati in Gulliver e in Argentina. Un brano «classico» di Guccini divenne Autogrill, canzone che narra di un amore sfiorato.[142] Ricercata e particolare risultò essere Shomèr ma mi llailah? ("Sentinella, quanto resta della notte ?"[143]) tratta dalla Bibbia (Isaia 21, 11).[144] Altra traccia da ricordare è Inutile, che racconta la giornata passata a Rimini, in marzo, da due fidanzati. Il tour che seguì questo disco fu il primo in cui si esibì con un gruppo: fino ad allora, Guccini suonò da solo o accompagnato da uno o due chitarristi (all'inizio dalla Koopermann, poi da Biondini e infine da Villotti e Biondini).[145]

Seguì, nel 1984, l'album Fra la via Emilia e il West. Molti dei suoi successi sono qui presentati dal vivo, principalmente da un concerto in piazza Maggiore a Bologna dove Guccini era accompagnato, oltre che dalla band, da ospiti illustri come Giorgio Gaber, Paolo Conte, I Nomadi, Roberto Vecchioni e l'Equipe 84, riformatasi per l'occasione.[146]

Il 1987 fu l'anno di Signora Bovary, un album la cui particolarità risiede nelle varie canzoni come ritratti di personaggi della vita di Guccini. Van Loon è suo padre, Culodritto è la giovane figlia Teresa (nata nel 1978), Signora Bovary è lui stesso.[147] La canzone Keaton fu scritta dall'amico cantautore Claudio Lolli, con delle modifiche di Guccini, che la firmò come coautore. Il disco segnò un importante cambio di rotta, soprattutto per quel che riguarda la composizione musicale. Si tratta di un lavoro raffinato, con melodie e arrangiamenti più complessi.[148] Colpisce su tutte Scirocco, canzone, tra l'altro, che ha ricevuto vari riconoscimenti; racconta un episodio della vita di Adriano Spatola, detto Baudelaire (poeta amico di Guccini, che lo aveva già citato in Bologna), e della sua separazione da Giulia Niccolai.[149]


Guccini e il vino, da sempre suo compagno di concerti.Nel 1988 Guccini pubblicò un disco di sue canzoni degli anni sessanta riarrangiate per l'occasione con l'aggiunta dell'inedito Ti ricordi quei giorni.[150] Nel titolo cita il romanzo Vent'anni dopo,[151] chiamandolo Quasi come Dumas, che fu registrato dal vivo, nel 1988, al Palatrussardi di Milano, al Palasport di Pordenone e al Teatro dell'Istituto Culturale dell'Ambasciata d'Italia a Praga.[152]

Negazioni, amori e dubbi (1990-1999)
Quello che non... (1990) è un album all'insegna della continuità poetica con il precedente,[153] nel quale Guccini interpreta una raccolta di canzoni tra cui spiccano Quello che non e La canzone delle domande consuete, il cui valore poetico e letterario fu ulteriormente confermato dal premio di "miglior canzone dell'anno" dal Club Tenco.[154]

Tre anni dopo (1993) fu la volta di Parnassius Guccinii (dal nome dell'omonima farfalla dedicata al cantante emiliano) dove spicca Samantha, storia di un amore non realizzato a causa delle convenzioni sociali,[155] e Farewell, ballata dal sapore dylaniano: in quest'ultimo brano vi è un omaggio e una citazione diretta della canzone Farewell Angelina di Bob Dylan, della quale viene riportato un verso (The triangle tingles, and the trumpet play slow) e l'introduzione strumentale iniziale;[156][157][158] il titolo a sua volta ricorda la stessa ed è un riferimento alla sua compagna Angela, raccontando la fine del loro amore. Come afferma Jachia, «lo sforzo gigantesco, poetico e culturale, di Guccini è stato quello di aprire la più alta tradizione della poesia italiana alla ballata di derivazione dylaniana».[159] Della raccolta facevano parte anche Canzone per Silvia, scritta per Silvia Baraldini, e Acque, seconda canzone su commissione di Guccini (dopo Nené del 1977), richiesta da Tiziano Sclavi e inserita nel film Nero.[160]

Tre anni dopo (1996) fu il turno di D'amore di morte e di altre sciocchezze, altro successo di vendite. Intensi e lirici sono i versi di Lettera dedicata a due amici scomparsi: Bonvi e Victor Sogliani.[161] Tra le canzoni di maggior successo del disco spicca Cirano (scritta da Giancarlo Bigazzi per la musica e da Beppe Dati per il testo, che viene comunque cofirmato da Guccini a causa di modifiche operate[162]), liberamente ispirata alla nota opera teatrale, una canzone che lo stesso Guccini definisce di «serietà giullaresca».[163] Tra le altre si ricordano la goliardica I Fichi (in realtà già presentata in televisione vent'anni prima, nella trasmissione Onda libera su Raidue, condotta da Roberto Benigni[164]); Vorrei, dedicata alla nuova compagna Raffaella Zuccari; Quattro stracci, che narra dell'amore finito per Angela, ma in maniera molto più dura rispetto a Farewell del disco precedente; Stelle, sul senso d'impotenza e di piccolezza dell'uomo di fronte alle meraviglie del cielo notturno.[165]

Nel 1998 la sua casa discografica, la EMI Italiana, per celebrare il suo trentennale, pubblicò una serie di dischi dal vivo dei suoi artisti più rappresentativi, fra cui Guccini live collection. Il cantautore diede il benestare alla pubblicazione ma non fu coinvolto nel progetto e si lamentò molto per un vistoso errore grammaticale sulla copertina.[166]

Personaggi e racconti (2000-2010)
Guccini possiede una voce fonda e baritonale con un percepibile rotacismo (la "erre arrotata").Il cantautore inaugurò il XXI secolo con Stagioni, album che ha come tematiche i diversi cicli temporali che attraversano lo scorrere degli anni.[167] Tra i brani Autunno, Ho ancora la forza (scritta con Ligabue), Don Chisciotte (in cui Guccini duetta con il suo chitarrista impersonando il celebre personaggio di Miguel Cervantes) e Addio, da molti definita una nuova Avvelenata, ma con echi di maturità e dell'universalità del messaggio.[168] Anche Stagioni e il rispettivo tour ebbero un ottimo successo; in parte inattesa fu soprattutto la grande affluenza di un pubblico molto giovane, che consacrò Guccini come un "artista di riferimento" di tre generazioni.[169] Si ricordano soprattutto le parole di Cerami che si diceva «stupito, quasi incredulo, e soprattutto felicissimo di vedere migliaia di ragazzini ai suoi concerti.»[170] Il disco uscì anche su vinile, in un'edizione speciale a tiratura limitata.

Alcuni brani del disco successivo, Ritratti (2004), sono caratterizzati da dialoghi immaginari con personaggi storici come Ulisse, Cristoforo Colombo, Che Guevara; Odysseus, che apre il disco, ha un testo ritenuto da alcuni tra i migliori della sua carriera,[171] con versi profondi che richiamano la sensazione del viaggio[172] e numerose citazioni.[173]

L'album prosegue, passando da Una canzone, fino a un brano dedicato a Carlo Giuliani, il ragazzo deceduto nel 2001 negli scontri del G8 di Genova. L'inedito inserito nel disco (La tua Libertà, 1971) rievoca le atmosfere de L'isola non trovata, mentre il brano Vite, ballata esistenziale tipicamente gucciniana, era da lui già stata composta per poi essere incisa da Adriano Celentano con alcuni tagli atti a ridurne la lunghezza.[174] Ritratti ha fatto rilevare, oltre all'apprezzamento della critica musicale, anche un buon successo di vendite: il CD nel giorno di lancio, balzò subito per due settimane al primo posto della classifica FIMI, rimanendovi in totale diciotto settimane.[175][176] Nel 2005 uscì il disco dal vivo Anfiteatro Live, registrato l'anno precedente nell'anfiteatro di Cagliari. Il doppio CD è accompagnato anche da un DVD che ripropone integralmente il medesimo concerto.[177] Le vendite furono ottime: il DVD restò nella classifica ufficiale FIMI per ventidue settimane, al primo posto per un mese.[178]


Guccini in concerto al Palaghiaccio di Marino, marzo 2003.
Da sinistra: "Flaco" Biondini (alla chitarra), Roberto Manuzzi (alle tastiere), Francesco Guccini, gli ex The Pleasure Machine Ellade Bandini (alla batteria), Vince Tempera (alle tastiere) e Ares Tavolazzi (al basso), e Antonio Marangolo (al sax).Il 2006 fu un anno dove si parlò molto di Guccini, e non solo per la sua attività artistica: ricevette infatti un voto in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica Italiana.[179] Fu pubblicata la raccolta tripla celebrativa dei suoi 40 anni di carriera, rappresentata da 47 canzoni presenti nella sua The Platinum Collection.[180] Il 3 aprile dello stesso anno, Guccini, pubblicò per la EMI France Nella Giungla, un brano singolo che tratta del rapimento di Ingrid Betancourt, traduzione di una canzone scritta da Renaud Sechan nel 2005, con musiche di Jan Pierre Bucolo. Sempre nel 2006 presentò la Compagnia Teatrale Pavanese impegnata nella Aulularia di Plauto, da lui tradotta dal latino nel dialetto del suo paese.[181]

Il 30 marzo 2007 ricevette a Catanzaro il "Riccio d'Argento" della rassegna Fatti di musica diretta dal promoter musicale Ruggero Pegna, riservato ai più grandi autori italiani;[182] in Ottobre uscì invece in libreria la biografia ufficiale di Guccini, "Portavo allora un Eskimo innocente" di Massimo Cotto (Giunti Editore). Nel tour dello stesso anno Guccini presentò una nuova canzone sulla resistenza (Su in collina), che verrà presumibilmente inserita nel prossimo album, attualmente in lavorazione.[183][184]

Parlando di questo disco futuro, Guccini, ha rivelato poi anche di aver già scritto una canzone dedicata a Pàvana (Canzone di Notte n. 4) oltre che Il testamento di un pagliaccio che narra del testamento di un Clown giunto alla sua fine, inserita in scaletta nel tour 2008/2009, ed eseguita per la prima volta in assoluto nella prima tappa del tour stesso il 20 giugno a Porretta Terme[185].

Con un articolo del 21 aprile 2008, sul giornale La Stampa si diceva che l'autore aveva smesso di fumare e aveva iniziato ad ingrassare a causa dell'astinenza, perdendo, inoltre, l'ispirazione.[186] Guccini, tuttavia, ha smentito la notizia alla trasmissione Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio il 18 maggio 2008.

In un'intervista del 20 gennaio 2010 Guccini ha sostenuto che il nuovo album è ancora in fase di lavorazione, aggiungendo che la data di pubblicazione non è assolutamente decisa ma che difficilmente sarebbe uscito nel corso dell'anno; nella stessa occasione ha affermato che nel corso dei concerti non verranno più cantati inediti contenuti nel nuovo lavoro (ad oggi sono conosciuti Il testamento di un pagliaccio e Su in collina).[187]

Nel marzo del 2010 la Mondadori pubblica Non so che viso avesse, un'autobiografia di Guccini che contiene, nella seconda parte del volume, un saggio critico curato dal professore Alberto Bertoni.[188]

All'interno dell'album Arrivederci, mostro! di Luciano Ligabue è contenuto il brano "Caro il mio Francesco", una spontanea dedica del cantautore di Correggio al suo collega , nonchè amico, Francesco Guccini. Nel testo traspaiono evidenti critiche nei confronti di una parte dell'ambiente musicale, colpevole di snobismo ed incoerenza.

La poetica
Guccini si racconta; il cantautore è solito intrattenersi con il pubblico durante i suoi spettacoli.La poetica di Guccini, apprezzata al giorno d'oggi da più voci e da celebri autori letterari,[189] è estesa in una vastissima carriera musicale, entro la quale si possono individuare però delle caratteristiche comuni. Guccini è solito utilizzare diversi registri linguistici, da quello aulico a quello popolare; nei suoi testi si possono trovare citazioni di grandi autori, viene toccata un'enorme quantità di temi per giungere a delle conclusioni morali.[190]
Leggendo tra i suoi testi è possibile tracciare le basi del suo pensiero: l'uso di differenti piani di lettura, il suo esistenzialismo, il tono metafisico, i suoi ritratti di personaggi ed eventi.[191]

« Quella di Guccini è la voce di quello che un tempo si diceva il "movimento". Oggi, semplicemente una voce di gioventù. E cioè di granitica coerenza con il proprio linguaggio e pensiero. Nella sua opera c'è un discorso interminabile: sull'ironia, sull'amicizia, sulla solidarietà. »
(Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura 1997, Archivi Rai)

Guccini e la politica
Nonostante la sua risaputa vicinanza alla sinistra italiana, questa politicizzazione ha avuto spesso effetti di strumentalizzazione.[192][193] Se è vero infatti che alcune sue composizioni sono socialmente impegnate, è altrettanto vero che la gran parte dei suoi successi derivano dall'elevato valore artistico e letterario che i suoi brani dimostrano.[194]

Tuttavia un personaggio come Guccini non è inscrivibile in un determinato quadro politico istituzionale; lui infatti (come l'amico Fabrizio De André) si definisce anarchico,[195] ma anche socialista di matrice liberale e sostiene di aver votato, in origine, per il Psi, prima dell'avvento di Craxi, poi per il Pds e i Ds.[196]

In realtà ha spesso espresso le sue posizioni, rivolte verso l'area moderata del centrosinistra; ad esempio, ecco quello che ha dichiarato in un'intervista: «Ripeterebbe ancora quel «resistere, resistere, resistere» rivolto mesi fa a Prodi?[197] «Certo: piuttosto che niente è meglio il piuttosto. Non esistono alternative, se non peggiori». Come vede il Partito democratico? «Lo vedrei bene, se mai si facesse. Comunque, voto Ds». Ha mai votato Pci? «No, prima di Craxi votavo Psi. Non sono mai stato estremista, anche adesso non amo la sinistra radicale, quella che mette i bastoni tra le ruote al premier».[198]

Nei testi delle canzoni, infine, la presa di posizione politica è emersa in pochi casi: a parte La locomotiva, che è in realtà un racconto storico, possiamo ricordare Primavera di Praga del 1969, che è una critica dell'occupazione militare sovietica in Cecoslovacchia dell'anno precedente, Piccola storia ignobile del 1976, canzone a favore della legge sull'aborto e Nostra signora dell'ipocrisia del 1993.

Lo stesso Guccini esprimerà, nella celebre L'avvelenata, il suo pensiero sui rapporti tra le canzoni e la politica:

« Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia »
(da L'avvelenata)

Guccini e la scrittura
Per approfondire, vedi la voce Bibliografia di Francesco Guccini.

Guccini e i libri [modifica]
« Non sono libri facili, i romanzi di Guccini, anche se, naturalmente, essendo libri profondamente legati al suo modo di raccontare, al suo mondo poetico, anche di primo acchito sono pur sempre libri appassionanti non solo perché imprevedibili nelle soluzioni linguistiche e stilistiche, ma più ancora perché questi romanzi sono profondamente legati tematicamente al nostro passato prossimo di ex contadini e miserabili neo-urbani, legati dunque al tempo antico, e in qualche modo fiabesco, dei nostri genitori e più ancora dei nostri nonni... »
(Paolo Jachia[199] )


Maiolica autografa di Guccini e Loriano Macchiavelli, collocata nel 1997 sul muretto di Alassio.Nella sua attività quasi ventennale di scrittore ha pubblicato diversi libri; ha collaborato alla stesura, assieme ad altri autori, di scritti di saggistica e narrativa, interessandosi a svariate tematiche, fra cui quelle relative ai diritti civili (occupandosi del caso di Silvia Baraldini[200]) e all'arte del fumetto. Guccini si è prestato con buoni riscontri alla scrittura in tutte le sue forme, con excursus nel genere Noir (con Loriano Macchiavelli ha creato il personaggio del maresciallo Benedetto Santovito), oltre a una trilogia di scritti autobiografici, ove spiccano le sue capacità di etimologo, glottologo e lessicografo.[201]

Cròniche Epafàniche, pubblicato da Feltrinelli nel 1989, è il primo romanzo di Guccini e una delle sue opere di maggior successo.[201] Pur non presentandosi come biografia dell'autore, il libro diventa autobiografico, trattando infatti vicende passate di Pàvana, il paese "simbolo" dell'infanzia del cantautore modenese. Guccini cerca nel testo di mitizzare ogni suo ricordo, di rendere unico e avvincente ogni racconto tramandatogli dagli anziani dei monti sull'Appennino tosco-emiliano,[202][203] e i risultati della sua "accuratezza filologica" vengono apprezzati dalla critica.[204]

Sono stati dei best seller anche i suoi due romanzi successivi, Vacca d'un cane e Cittanova blues, entrambi riguardanti i diversi periodi della sua esistenza.

Se infatti Cròniche Epafàniche racconta l'infanzia e il periodo fanciullesco nella "sua" Pàvana, Vacca d'un cane narra del periodo successivo, quello in cui un Guccini adolescente ormai stabilmente a Modena (città da lui mai veramente amata) scopre di non essere "uno tra tanti", ma contemporaneamente diventò cosciente di come la provincialità della sua città natale massacrata dalla guerra, sarebbe stata un ostacolo per la sua crescita intellettuale. Infatti si trasferì presto a Bologna, che rappresentò la scoperta del mondo, il sogno americano.[205][206] Ed è quest'ultimo capitolo che è narrato nelle vicende di Cittanòva Blues, che va a chiudere la trilogia autobiografica.

Nel 1998 Guccini pubblica il Dizionario del dialetto di Pàvana, la città della sua infanzia, nel quale si può notare tutta la sua capacità di dialettologo e traduttore.[207]

Diverse altre opere sono successivamente venute alla luce in collaborazione con Macchiavelli: Macaroni, Un disco dei Platters, Lo spirito e altri briganti, Tango e gli altri. I gialli scritti con lui a quattro mani narrano principalmente delle storie del maresciallo Santovito, diventato un personaggio di punta del giallo italiano, e acquistano dall'affermato giallista i toni classici di questo tipo di opera. L'influenza di Guccini si nota invece per quanto riguarda la forma della narrazione, la capacità di creare una raffinata costruzione nell'ambientazione storica, le peculiarità linguistiche che ne hanno decretato il successo anche nel mondo della narrativa.[46]

Guccini e il fumetto
Guccini è sempre stato un amante dei fumetti, come testimoniato anche da alcuni testi di canzoni,[208][209][210][211] oltre che autore e sceneggiatore di diversi libri a fumetti come Vita e morte del brigante Bobini detto «Gnicche» disegnato da Francesco Rubino, edito dalla Lato Side, Lo sconosciuto, con le illustrazioni di Magnus, e sceneggiatore di Storie dello spazio profondo,[212] disegnate dall'amico Bonvi, pubblicate a partire dal 1969 sulla rivista Psyco e in seguito ristampate dalla Mondadori e da altri editori.[213]

La vicenda raccontata nel libro creato con Rubino è quella vera di un brigante vissuto nella seconda metà dell''800 nelle campagne nei dintorni di Arezzo e nel Casentino; Gnicche (questo nomignolo è anche entrato in un proverbio di quella zona, «Sei peggio di Gnicche»). La particolarità è che Guccini ha l'occasione di comporre alcune ottave in rima che nel fumetto vengono recitate da un contadino cantastorie, Giovanni Fantoni, per raccontare le vicende del brigante; frequenti le parole dialettali.[214] Dal punto di vista del disegno, Rubino si ispira a fumettisti come Gianni De Luca (ritenuto da alcuni uno dei grandi innovatori del fumetto italiano), e in qualche vignetta ha anche modo di disegnare un cantastorie molto simile a Guccini. Il volume fu pubblicato nel dicembre del 1980 dalle edizioni Lato Side, e la copertina fu realizzata da Lele Luzzati; non è stato mai più ristampato.

Guccini e il cinema
Per approfondire, vedi la voce Filmografia di Francesco Guccini.


Un'immagine tratta dal film I giorni cantati, con Paolo Pietrangeli e Giovanna Marini.L'attività di Guccini nel cinema, come attore o autore di colonne sonore, iniziò nel 1976 e non è mai stata particolarmente intensa.[215] La sua prima apparizione come attore fu in occasione del film Bologna. Fantasia, ma non troppo, per violino di Gianfranco Mingozzi del 1976. Si trattava di una puntata della serie televisiva Raccontare la città dedicata a Bologna, nella quale interpretava il poeta cantante Giulio Cesare Croce che, nella trama del film, rivive nei secoli le vicende della città, accompagnando questo percorso con canzoni tratte (in parte o integralmente) da testi originali di Croce.[216] Altri interpreti del film furono Claudio Cassinelli e Piera Degli Esposti che interpretavano entrambi personaggi storici della città.

Come attore ha inoltre partecipato ai film I giorni cantati (1979, regia di Paolo Pietrangeli), la cui colonna sonora contiene la sua canzone Eskimo e Canzone di notte n°2; Musica per vecchi animali (1989, regia di Umberto Angelucci e Stefano Benni, tratto dal romanzo di quest'ultimo Comici spaventati guerrieri); Radiofreccia (1998, esordio registico del cantautore Luciano Ligabue); Ormai è fatta (1999, regia di Enzo Monteleone); Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005), Una moglie bellissima (2007) e Io & Marilyn (2009), tutti diretti da Leonardo Pieraccioni.[216] Nella colonna sonora di Nero (1992, regia di Giancarlo Soldi) è contenuta la canzone Acque, mentre come musicista ha scritto la colonna sonora di Nené (1977, regia di Salvatore Samperi).

Riconoscimenti e premi
Molti i riconoscimenti andati a Guccini per la sua attività artistica:

▼ espandiRiconoscimenti, intitolazioni ed onorificenze
Nell'ambito della Rassegna della canzone d'autore del Club Tenco, Guccini riceve: 1975 - Premio Tenco per la carriera, insieme a Vinicius de Moraes, Fausto Amodei, Umberto Bindi, Fabrizio De André, Enzo Jannacci.1987 - Targa Tenco per il brano Scirocco,1990 - Targa Tenco per il brano La canzone delle domande consuete,1994 - Targa Tenco per l'album Parnassius Guccini2000 - Targa Tenco per il brano Ho ancora la forza.Nel 1992 gli viene conferito il Premio Librex Montale "Poetry for Music" per Canzone delle domande consuete.[217]Dal 1992 al 1997 Guccini ha ricoperto il ruolo di presidente della giuria per l'assegnazione del premio letterario "Ghostbusters"[218]Nel 1992 un entomologo appassionato alla musica di Guccini scoprì una nuova specie di farfalla nell'Appennino toscoemiliano e le diede il nome Parnassius mnemosyne guccinii.Nel 1997 la coppia Guccini-Macchiavelli si aggiudica il Premio letterario Alassio, un libro per l'Europa, con Macaronì: romanzo di santi e delinquenti.Nel 1998 Guccini e Macchiavelli vincono l'edizione annuale del Police Film Festival con Macaronì: romanzo di santi e delinquenti.Nel 1997 Luciano Tesi e Gabriele Cattani scoprirono un asteroide a cui successivamente diedero il nome 39748 Guccini.Nel 2000 "Via Paolo Fabbri 43" è diventato anche uno spettacolo teatrale di notevole successo, interpretato da Toni Mazzara e Stefano Dell'Accio, dedicato ovviamente a Francesco Guccini.[219]Nel 2001 il suo racconto "La Cena" viene inserito nell'Antologia "Racconti italiani del Novecento" (I Meridiani - Mondadori).[220][221]Il 21 ottobre 2002 le università di Modena, Reggio Emilia e Bologna gli hanno consegnato la Laurea honoris causa in Scienze della Formazione Primaria.[46]Nell'autunno del 2003 Il comune di Carpi (Modena) celebra il quarantennale di carriera di Guccini, dedicandogli la mostra Stagioni di vita quotidiana.[222]Il 26 maggio 2004 Guccini è stato insignito del titolo di Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi.[223]Nel 2004 ha ricevuto la Targa Ferrè, prestigioso premio dedicato al celebre poeta.Nel 2005 gli viene conferito, nella seconda edizione nazionale, il premio "Giuseppe Giacosa - Parole per la musica".[224]Il 17 giugno 2006 Guccini vince il Premio Città di San Lazzaro, riconoscimento promosso dall'Amministrazione Comunale e volto a riconoscere il legame con San Lazzaro di Savena di personalità che, «indipendentemente dalla residenza anagrafica», siano riconosciute quali membri della comunità locale.Il 29 luglio 2006 il Consiglio comunale di Porretta Terme lo nomina Cittadino Onorario per aver dato lustro alla città e a tutta l'alta valle del Reno nonché per il suo particolare impegno civile e morale.Il 6 agosto 2006 Guccini ha ricevuto, durante il tradizionale Campionato italiano della bugia a Le Piastre, sulla Montagna Pistoiese, il Bugiardino ad honorem. Guccini si era presentato sul palco con la bugia: «Salve, sono Lucio Dalla!».Nel marzo del 2007 Guccini viene premiato a Catanzaro con il "Riccio d'argento" per il miglior album live d´autore.[225][226]Nel Giugno del 2007 viene premiato dalla manifestazione "Serravalle Noir 2007" insieme a Loriano Macchiavelli per il romanzo "Tango e gli altri - romanzo di una raffica, anzi tre".[227]L' 8 dicembre 2007 - "Tango e gli altri. Romanzo di una raffica, anzi tre" vince il Premio Scerbanenco con la seguente motivazione: "Imperniato su un lontano delitto dei giorni delle brigate partigiane, il romanzo esprime, con collaudata perizia narrativa, un attualissimo desiderio di non rifuggire le verità della Storia".Il 15 marzo 2008 a Pistoia Guccini riceve il premio "Ceppo Cultura del Verde".Il 3 ottobre 2008 a Carpi Guccini riceve il premio Arturo Loria per il libro di racconti "Icaro".[228]
I musicisti
Antonio Roveri - Chitarra solista
Alan Cooper - armonica e Chitarra ritmica
Beppe Carletti - Fisarmonica e Organo
Bernie Martin - batteria
Tom Jordan - basso
Ron Hanson - chitarra
Deborah Kooperman - Chitarre e banjo
Franco Mussida - Chitarre
Ettore De Carolis - Chitarra, violino e arrangiamenti
Massimo Luca - Chitarra
Cosimo Fabiano - Basso
Giorgio Massini - Chitarre, flauto e seconda voce
Tiziano Barbieri - Basso
Ares Tavolazzi - Basso, contrabbasso e Chitarre
Daniele Di Bonaventura - Bandoneon
Maurizio Vandelli - Chitarra folk
Tony Esposito - Percussioni
Toni Marcus - Violino
Jimmy Villotti - Chitarre
Mandrake Som - Percussioni, tumbadoras, campane tubolari
Marva Jan Marrow - Scacciapensieri
In due concerti del 1979 (dai quali è stato poi tratto un disco dal vivo) Guccini è stato accompagnato anche dai Nomadi.

Formazione attuale
Juan Carlos "Flaco" Biondini - Chitarre e seconda voce
Ellade Bandini - Batteria e percussioni
Pierluigi Mingotti - Basso elettrico e contrabbasso
Antonio Marangolo - Sax e percussioni
Roberto Manuzzi - Sax, fisarmonica, armonica a bocca e tastiere
Vince Tempera - Pianoforte e tastiere
Discografia
Per approfondire, vedi la voce Discografia di Francesco Guccini.

Guccini è legato alla EMI Italiana dal 1967, risultando l'artista italiano da più anni sotto contratto con questa casa discografica e il secondo nel mondo dopo Paul McCartney.

1967 - Folk beat n. 1
1970 - Due anni dopo
1970 - L'isola non trovata
1972 - Radici
1973 - Opera buffa
1974 - Stanze di vita quotidiana
1976 - Via Paolo Fabbri 43
1978 - Amerigo
1979 - Album concerto (live con i Nomadi)
1981 - Metropolis
1983 - Guccini
1984 - Fra la via Emilia e il West (live)
1987 - Signora Bovary
1988 - ...quasi come Dumas... (live)
1990 - Quello che non...
1993 - Parnassius Guccinii
1996 - D'amore di morte e di altre sciocchezze
1998 - Guccini Live Collection (live)
2000 - Stagioni
2001 - Francesco Guccini Live @ RTSI (live)
2004 - Ritratti
2005 - Anfiteatro Live (live)
2006 - The Platinum Collection
Note [modifica]
1.^ Scheda di Francesco Guccini su Ondarock. URL consultato il 04-02-2010.
2.^ «Guccini, in concerto come nella vita». Ilgiornale.it2009. URL consultato in data 04-02-2010.
3.^ Si rimanda alle canzoni scritte per altri interpreti, sezione della discografia di Guccini.
4.^ «I 70 anni di Guccini». Quotidiano.net2010. URL consultato in data 13-06-2010.
5.^ «De André era l'unico poeta della canzone d'autore. Gli altri, me compreso, con l'eccezione forse di Guccini, sono bravi, non poeti.» Roberto Vecchioni
6.^ «E' morto a Milano Fabrizio De André». Repubblica.it. URL consultato in data 12-06-2010.
7.^ Il testo della prova. URL consultato il 04-02-2010.
8.^ «Guccini al Palageorge, applausi di tre generazioni». GiornalediBrescia.it. URL consultato in data 12-06-2010.
9.^ «Rizzardi, docente di Inglese... Dopo l'esame mi chiamò da parte: "Un mio vecchio studente è diventato rettore di un college americano che sta per aprire una sede a Bologna. Si chiamerà Dickinson. Mi hanno offerto una cattedra"... Fu così che iniziai la mia carriera di insegnante al Dickinson, ruolo che sarebbe stato mio per vent'anni, dal 1965 al 1985, anche se solo per un mese l'anno: settembre.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 57. ISBN 88-09-02164-9.
10.^ «Allora si nasceva in casa. Io in via Domenico Cucchiari 22. Modena. E' il 14 giugno 1940.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 11. ISBN 88-09-02164-9.
11.^ «Mia madre Ester Prandi, da Carpi, siccome cominciavano a essere razionati i generi alimentari, si trasferì a Pàvana, nella casa dei nonni paterni.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 11. ISBN 88-09-02164-9.
12.^ Intervista a Francesco Guccini. URL consultato il 12-06-2010.
13.^ «E te li senti dentro quei legami... La casa è come un punto di memoria», da Radici, Radici, 1972.
14.^ «Nel 1972 mi venne l'idea di scrivere una canzone che parlasse di radici, di appartenenza a qualcosa o a qualcuno» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 79. ISBN 88-09-02164-9.
15.^ «...quell'uomo era il mio volto, era il mio specchio...», da Amerigo, Amerigo, 1978.
16.^ «Mi affascinava da sempre l'idea di una canzone su Enrico, il mio prozio emigrato in America. C'è un confronto continuo tra la sua America - emarginata, di fatica, di sconfitte - e la mia - fatta di miti e immaginazioni, di viaggi di fantasia.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 101. ISBN 88-09-02164-9.
17.^ «Piccola città, bastardo posto / appena nato ti compresi o fu il fato che in tre mesi mi spinse via...», da Piccola città, Radici, 1972
18.^ «A un certo punto, dicevo, tornammo a Modena. Non fu un grande ritorno, per me.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 20. ISBN 88-09-02164-9.
19.^ «A un certo punto, dicevo, tornammo a Modena... A Modena era diverso e lo sarebbe sempre stato...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 20. ISBN 88-09-02164-9.
20.^ «...quella foto sul pallaio, presa una sera di quasi estate / con me e Cencio vicini, fintamente assorti a guardare il punto / perché l'umorismo popolare volle immortalare assieme me, il Gigante, e Cencio il Nano, viso già d'uomo serio, compreso, quasi compunto...», da "Cencio", Quello che non..., 1990
21.^ «Una sera, riguardando quella foto in cui siamo fintamente assorti a guardare le bocce, mi venne voglia di scrivere una canzone, provando a pensare come pensava lui, alla sua voglia di sesso o, più semplicemente, di normalità.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 132. ISBN 88-09-02164-9.
22.^ «Piccola città, bastardo posto / appena nato ti compresi o fu il fato che in tre mesi mi spinse via / Piccola città, io ti conosco: nebbia e fumo, non so darvi / il profumo del ricordo che cambia in meglio...», da Piccola città, Radici, 1972
23.^ «Modena è per me l'esilio da Pàvana e l'attesa di Bologna. Modena è "mia nemica strana", la mia adolescenza, il periodo forse più tragico della mia vita perché nell'immediato dopoguerra le aspettative e le speranze erano tante e le possibilità di realizzarle quasi nulle.»; citato in Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto. Firenze, Giunti, 1999, p. 80. ISBN 88-09-02164-9.
24.^ Feste dei diplomati. URL consultato il 14-06-2010.
25.^ «Andavo alla stessa scuola di Pavarotti, solo che, quando lui era in quarta, io frequentavo la prima»; citato in Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto. Firenze, Giunti, 1999, p. 24. ISBN 88-09-02164-9.
26.^ «se penso a un giorno o a un momento / ritrovo soltanto malinconia / e tutto un incubo scuro, un periodo di buio gettato via... / ...mia nemica strana sei lontana... /io, la montagna nel cuore / scoprivo l'odore del dopoguerra...», da Piccola città, Radici, 1972
27.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 94/206
28.^ «Ed io, burattinaio di parole / perché mi perdo dietro a un primo sole / perché mi prende quest'assurda nostalgia?», da "Samantha", Parnassius Guccinii, 1993.
29.^ «Una sera, riguardando quella foto in cui siamo fintamente assorti a guardare le bocce, mi venne voglia di scrivere una canzone, provando a pensare come pensava lui, alla sua voglia di sesso o, più semplicemente, di normalità.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 132. ISBN 88-09-02164-9.
30.^ «Nel frattempo trovai un lavoro come istitutore in un collegio di Pesaro. Era l'autunno 1959... Mi licenziarono dopo un mese e mezzo.»; citato in Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto. Firenze, Giunti, 1999, p. 26. ISBN 88-09-02164-9.
31.^ «Entravo in redazione alle tre del pomeriggio e rimanevo fino alle tre di notte, tornando a casa solo per la cena. Non c'erano feste domenicali e l'unico permesso era per l'ultimo giorno dell'anno...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 35. ISBN 88-09-02164-9.
32.^ Francesco Guccini, Non so che viso avesse, 2010, Mondadori, pagg. 71-74
33.^ Francesco Guccini, Non so che viso avesse, 2010, Mondadori, pag. 74
34.^ «...Mi diedi alla musica... ..."Voglio fare l'orchestrale." E così fu.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 40. ISBN 88-09-02164-9.
35.^ Massimo Bernardini (a cura di), Guccini, libro-intervista edito da Franco Muzio Editore, 1987, Padova, pag. 11
36.^ Dopo l'ingresso di Alfio Cantarella al posto di Pier Farri, Paolo Guarnera al sax, con il passaggio quindi di Sogliani al basso, e Marino Salardini al pianoforte
37.^ «La band si chiamava, con somma originalità, Marinos... Dissi agli altri musicisti "Ragazzi, Marinos fa schifo"... Ci voleva un nome giovane, brillante. Gatti non ci sembrava male... In quell'estate 1961 suonammo per due mesi alle terme di Sassuolo... D'inverno un bell'ingaggio allo Chalet del lago di San Vito di Cadore... Quell'inverno andammo a suonare perfino in Svizzera.»; citato in Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto. Firenze, Giunti, 1999, pp. 40-41. ISBN 88-09-02164-9.
38.^ «La sigla cambia da Hurricanes a Snakes e diventa I Gatti quando i tre si uniscono ai Marinos di Alfio Cantarella.» Cesare Rizzi; Fulvio Beretta, Enciclopedia del rock italiano, , 1993.
39.^ Massimo Bernardini (a cura di), Guccini, Franco Muzio Editore, 1987, Padova, pag. 12
40.^ Massimo Bernardini (a cura di), Guccini, Franco Muzio Editore, 1987, Padova, pag. 12
41.^ Massimo Bernardini (a cura di), Guccini, Franco Muzio Editore, 1987, Padova, pag. 12
42.^ Francesco Guccini, Non so che viso avesse, 2010, Mondadori, pagg 66-67
43.^ «...tutto andò per il meglio... era una pacchia...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 46. ISBN 88-09-02164-9.
44.^ «L'antisociale non era l'unica canzone che avevo scritto e tenuto (perché molte le buttavo, un po' per pudore un po' per vergogna) prima di partire militare. C'erano, tra le tante, anche Vecchio gasometro, Se lungo i giorni, La ballata degli annegati e Venerdì santo. Canzoni un po' diverse dai fugaci esperimenti degli esordi. Rimanevano comunque tentativi.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 51. ISBN 88-09-02164-9.
45.^ «...Era Pier Farri: "Tra poco Victor va militare. Se vuoi entrare nel gruppo, ti aspettiamo a braccia aperte". Ci pensai qualche giorno, poi dissi di no.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 62. ISBN 88-09-02164-9.
46.^ a b c «Alla sua più nota veste di cantautore Francesco Guccini ha sempre abbinato un interesse profondo per gli aspetti e le forme della narrativa, della comunicazione e dei linguaggi, trovando un seguito straordinario e continuato presso tutti i giovani delle generazioni con cui è entrato in contatto. Pertanto, data l'efficacia e la rispondenza di queste sue multiformi capacità espressive, è lecito riconoscergli un ruolo di formatore extrascolastico.» Motivazione per il conferimento della laurea honoris causa in Scienze della formazione
47.^ «Buona parte del merito va a diverse diete musicali» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 51. ISBN 88-09-02164-9.
48.^ «Importante fu il Cantacronache di Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero, che mi introdusse nel mondo delle canzoni popolari e anarchiche.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 51. ISBN 88-09-02164-9.
49.'^ «Per invogliarmi e darmi qualche punto di riferimento, un giorno mi regalarono una copia di Freewheelin, secondo album di un per me ancora sconosciuto menestrello americano di nome Bob Dylan.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 59. ISBN 88-09-02164-9.
50.^ «...nel novembre 1964 scrissi tre pezzi: Auschwitz, E' dall'amore che nasce l'uomo e Noi non ci saremo.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 59. ISBN 88-09-02164-9.
51.^ a b Francesco Guccini. URL consultato il 03-02-2010.
52.^ Michelangelo Romano, Roberto Vecchioni: Canzoni e spartiti, Roma, Lato Side, 1979. 17
53.^ Massimo Cotto, Portavo allora un eskimo innocente, Firenze, Giunti, 2007. 94
54.^ Francesco Guccini. URL consultato il 03-02-2010.
55.^ Auschwitz (Canzone del bambino nel vento). URL consultato il 03-02-2010.
56.^ Man on the ledge - Auschwitz. URL consultato il 05-02-2010.
57.^ I NOMADI. URL consultato il 03-02-2010.
58.^ «DIAMOCI DEL TU (marzo-aprile 1967)». GiorgioGaber.org. URL consultato in data 04-02-2010.
59.^ «DIAMOCI DEL TU (marzo-aprile 1967)». GiorgioGaber.org. URL consultato in data 04-02-2010.
60.^ «...decise di incidere alcuni miei brani, oltre che di commissionarmene altri. Le biciclette bianche e Incubo n.4 furono composte a quattro mani: lei la musica, io li testo; Cima Vallona.... Caterina avrebbe poi inciso anche due versioni di Per fare un uomo e Dio è morto...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 62. ISBN 88-09-02164-9.
61.^ Dio è morto. URL consultato il 04-02-2010.
62.^ Trasmissione di Radio Vaticana nel 2007 nella ricorrenza dei 40 anni della canzone
63.^ Lando Buzzanca - Il bello. URL consultato il 03-02-2010.
64.^ «Nel dicembre 1968 suonai alla Cittadella d'Assisi...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 69. ISBN 88-09-02164-9.
65.^ Guccini canta con Franco Godi un frammento del jingle. URL consultato il 15-06-2010.
66.^ «...io segnalai Bonvi, che si trasferì così a Bologna» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 56. ISBN 88-09-02164-9.
67.^ «...di discussioni, Caroselli, eroi, cos'è rimasto dimmelo un po' tu...», da "Eskimo", Amerigo, 1978.
68.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 91-94
69.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 76-77
70.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 116-117/135
71.^ «...chiamai con me Deborah Kooperman, amica americana studentessa a Bologna che mi insegnò molti segreti della chitarra e del folk.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 69. ISBN 88-09-02164-9.
72.^ «...il fingerpicking, un maledetto arpeggio che avrei decifrato compiutamente soltanto nel 1969 grazie a Deborah Kooperman, meraviglioso personaggio sbarcato a Bologna da New York con una borsa di studio e un bagaglio di conoscenze straordinario.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 59. ISBN 88-09-02164-9.
73.^ «Nel gennaio 1970 partii per gli Stati Uniti» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 70. ISBN 88-09-02164-9.
74.^ «Di quei tempi mi resta la barba. Non l'ho più fatta, da allora. Forse ho paura di vedere che cosa c'è sotto e più di me ha paura mia figlia. Per evitarle shock, resterò così per sempre, nascondendole le mie vere fattezze.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 72. ISBN 88-09-02164-9.
75.^ «Curiosamente, la mia foto sulla copertina di Via Paolo Fabbri 43 è la stessa, solo più sgranata, che era stata precedentemente inserita sul retro di Stanze: uno scatto preso da mia moglie a Santorini, in Grecia, nel 1971.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 89. ISBN 88-09-02164-9.
76.^ «Il Gozzano de "La più bella" è alla base de "L'isola non trovata"; il Salinger del "Giovane Holden" ha influenzato non poco "La Collina".» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 74. ISBN 88-09-02164-9.
77.^ «...scrissi L'orizzonte di K.D., dove K.D. sono le iniziali di Karen Dunn, sorella di Eloise. Karen, in realtà, non c'entrava nulla. Per pudore o per orgoglio non volli indirizzare la canzone a Eloise, o meglio la indirizzai a lei fingendo di parlare a un'altra.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 72. ISBN 88-09-02164-9.
78.^ «Nel 1971 partecipai anche a una trasmissione televisiva. si chiamava Speciale Tre Milioni...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 77. ISBN 88-09-02164-9.
79.^ «Tra i molti cantanti presenti, strinsi amicizia in particolare con Claudio Baglioni, molto simpatico e gran barzellettiere e burlaiolo.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 77. ISBN 88-09-02164-9.
80.^ «...Roberta, che nel frattempo era diventata mia moglie, con sommo gaudio dei miei genitori.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 79. ISBN 88-09-02164-9.
81.^ «Il disastro di ieri alla ferrovia - l'aberrazione di un macchinista». Il Resto del Carlino.
82.^ «...Penso alla "fiaccola dell'anarchia", immagine che non userei mai nel linguaggio di tutti i giorni, e a La locomotiva tutta: essendo una canzone scritta cercando di imitare i vecchi autori anarchici, doveva necessariamente possedere più d'un grammo di retorica.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 107. ISBN 88-09-02164-9.
83.^ Scheda di Francesco Guccini su Ondarock. URL consultato il 04-02-2010.
84.^ «La copertina fu una grande idea, almeno credo. Si tratta della foto dei miei bisnonni, con dietro mio nonno, mio prozio con le due sorelle.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 79. ISBN 88-09-02164-9.
85.^ «...E tra i nomi compare ancora Guccini Enrico di Francesco. Amerigo.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 102. ISBN 88-09-02164-9.
86.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 62-68
87.^ Scheda di Francesco Guccini su Ondarock. URL consultato il 04-02-2010.
88.^ Claudio Lolli. URL consultato il 04-02-2010.
89.^ Claudio Lolli Biografia. URL consultato il 04-02-2010.
90.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 12/19
91.^ «Fu un disco inventato e da me non voluto... Non mi convincono, e nemmeno allora mi convincevano, gli arrangiamenti. Ma la colpa è in buona parte anche mia, perché, sebbene io compaia ufficialmente nelle vesti di arrangiatore lasciai tutto in mano a Pier Farri. [...] Quando Renzo Fantini mi suggerì di mettere "I fichi", io nicchiai. Avevo ed ho tutt'ora qualche dubbio» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pagg. 84 e 85. ISBN 88-09-02164-9.
92.^ Il grande vecchio: Guccini in concerto a Milano. 2004. URL consultato il 04-02-2010.
93.^ Francesco Guccini al Paladozza. 2008. URL consultato il 04-02-2010.
94.^ Guccini a Pavia - E al fin della licenza...non perdona e tocca. 2009. URL consultato il 04-02-2010.
95.^ Federica Pegorin, Francesco Guccini. Cantore di vita, , 2006. 145
96.^ «Pier Farri, inoltre, cominciava a non andarmi più tanto bene e con Stanze di vita quotidiana raggiunse il punto più basso» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 85. ISBN 88-09-02164-9.
97.^ Curiosità. URL consultato il 04-02-2010.
98.^ «...Riccardo Bertoncelli, che, nella recensione di Stanze di vita quotidiana aveva scritto che ormai ero entrato nella routine di un disco l'anno e che non avevo più niente da dire e che, dunque, se continuavo a fare canzoni era solo per fare soldi.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 63. ISBN 88-09-02164-9.
99.^ Riccardo Bertoncelli, La vera storia dell'Avvelenata. URL consultato il 04-02-2010.
100.^ «Contro di lui scrissi L'avvelenata, con la strofa incriminata...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 63. ISBN 88-09-02164-9.
101.^ Il testo della prova. URL consultato il 04-02-2010.
102.^ «Mi sento imbarazzato e insieme contento - Ma cosa c’entro con Cicerone e Raffaello?». URL consultato il 04-02-2010.
103.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 94
104.^ Classifica 1976. URL consultato il 04-02-2010.
105.^ Federica Pegorin, Francesco Guccini. Cantore di vita, , 2006. 146-147
106.^ Riccardo Bertoncelli, La vera storia dell'Avvelenata. URL consultato il 04-02-2010.
107.^ Guccini: tra fiasco e chitarra. 2005. URL consultato il 04-02-2010.
108.^ «Mai più un'Avvelenata». Corriere.it1998.
109.^ «Francesco Guccini stregato dal talent show di Raidue». IlTempo.com2009.
110.^ «Via Paolo Fabbri 43 è ricca di citazioni della mia vita quotidiana... Poi, c'è Borges che mi ha promesso di parlare direttamente col persiano (Omar Al Khayyam)... ebbene sì, lo confesso, sono stato il primo cantante a citare Roland Barthes in un brano...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pagg. 94. ISBN 88-09-02164-9.
111.^ «In Via Paolo Fabbri ci sono tre eroine della canzone italiana : due evidenti ("Alice e Marinella"), una più nascosta ("la piccola infelice" cioè Lilly). Frecciatine rivolte a De Gregori, De André, Venditti. Mi sembrava avessero accettato più facilmente di me anche gli aspetti negativi di questo mestiere. Io ho impiegato più tempo. Infatti "i miei eroi eran poveri e si chiedevano troppi perché".» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pagg. 95-96. ISBN 88-09-02164-9.
112.^ «Rimango legato anche ad altre canzoni del disco... "Il pensionato", dove metto in atto uno dei miei vizi preferiti: osservare, confrontare per trovare differenze e similitudini.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 97. ISBN 88-09-02164-9.
113.^ Federica Pegorin, Francesco Guccini. Cantore di vita, , 2006. 51
114.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 85
115.^ «...un'esistenza andata in tanti giorni uguali e duri / E ancora mi domando / se sia stato mai felice / Se è stato sufficiente / sopravvivere a se stesso» Il pensionato, Via Paolo Fabbri 43, 1976.
116.^ «...pareva quasi vivesse un presente assurdo, fatto di passato (antiche cortesie e vecchi odori, riti quotidiani e lampadine fioche, minestre riscaldate e tic-tac di sveglia che enfatizzava ogni secondo) e di futuro (la paura del domani, il presentimento che di lui sarebbe rimasta "soltanto un'impressione che ricorderemo appena").» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pagg. 97. ISBN 88-09-02164-9.
117.^ «canzone dedicata ad un non più amore, storia di una sconfitta o di una maturazione forse mai raggiunta, il cui tono complessivo oscilla tra nostalgia e autoironia.» Jachia
118.^ «La canzone che dà il titolo all'album è la più bella, completa, finita, ricca di cose e forse una delle più belle che io abbia mai scritto.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 101. ISBN 88-09-02164-9.
119.^ Claudio Bernieri, Non sparate sul cantautore vol. 2°, Milano, Edizioni Mazzotta, 1978. 10
120.^ Claudio Bernieri, Non sparate sul cantautore vol. 2°, Milano, Edizioni Mazzotta, 1978. 69
121.^ Claudio Bernieri, Non sparate sul cantautore vol. 2°, Milano, Edizioni Mazzotta, 1978. 6-7
122.^ Biografia. URL consultato il 05-02-2010.
123.^ «Mi piace ricordare anche Culodritto, che è dedicata a mia figlia Teresa» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 124. ISBN 88-09-02164-9.
124.^ Biografia. URL consultato il 05-02-2010.
125.^ «....Album Concerto, il live realizzato con i Nomadi. Un disco dal vivo con i ragazzi di Novellara mi sembrava una buona cosa.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 107. ISBN 88-09-02164-9.
126.^ Si rimanda alla pagina "1979 Il concerto - Omaggio a Demetrio Stratos" per la tracklist dell'album e ulteriori fonti
127.^ «Stanze di vita quotidiana è il disco che più ho odiato nella mia vita» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 87. ISBN 88-09-02164-9.
128.^ «Lo intitolai METROPOLIS perché parlava di città, ma non di città qualunque: Bisanzio, Venezia, Bologna, Milano, ovvero centri e metropoli con una storia e un'alta valenza simbolica.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 110. ISBN 88-09-02164-9.
129.^ «Lo intitolai METROPOLIS perché parlava di città, ma non di città qualunque: Bisanzio, Venezia, Bologna, Milano, ovvero centri e metropoli con una storia e un'alta valenza simbolica... storie metropolitane di ordinaria desolazione» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 110-115. ISBN 88-09-02164-9.
130.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002. 120
131.^ «Intervista a Francesco Guccini». Asia.it.
132.^ «In METROPOLIS c'è anche una canzone non mia, Venezia, scritta da Giampiero Alloisio su musica del bassista della loro assemblea, Bigi...Presi il testo, lo adattai modificandolo leggermente...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 114. ISBN 88-09-02164-9.
133.^ Paolo Jachia, La canzone d'autore italiana 1958-1997, , 1998. 117-118
134.^ «Città assurda, città strana / di questo imperatore sposo di puttana, / di plebi smisurate, labirinti ed empietà, / di barbari che forse sanno già la verità, / di filosofi e di eteree, sospesa tra due mondi, e tra due ere...» Bisanzio, Metropolis, 1981.
135.^ «Bisanzio crolla nel 1492, data della scoperta dell'America. Sopravvive a Roma mille anni. Quindi questa civiltà greco-latina continua mille anni dopo le invasioni barbariche, e questo è un elemento molto affascinante. Si può avere la misura del cambiamento di una civiltà, la vera dimensione del passaggio dal Medioevo all'Età moderna.» Intervista a Francesco Guccini.
136.^ Paolo Jachia, La canzone d'autore italiana 1958-1997, , 1998. 117
137.^ Ad esempio «quest'imperatore sposo di puttana» è un riferimento all'Imperatrice Teodora; «che importa a questo mare essere Azzurro o Verde» si riferisce alle due fazioni di tifosi dell'ippodromo di Costantinopoli che lottavano in quel periodo a Costantinopoli, cioè gli Azzurri e i Verdi; «sentivo bestemmiare in alamanno e in goto» rivela la presenza in città delle popolazioni barbare.
138.^ «Siamo noi umani che gli attribuiamo dei colori, il mare non sa di esistere, il mare semplicemente è.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 112. ISBN 88-09-02164-9.
139.^ «Per certi passaggi di Bisanzio mi ispirai anche a Procopio di Cesarea, che aveva scritto Storia segreta, un feroce libello di denuncia dei vizi di corte...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 112. ISBN 88-09-02164-9.
140.^ Andrea Pedrinelli (a cura di) Giorgio Gaber - Gli anni '80, edizioni Radio Fandango/Rai Trade, Roma 2008, pag. 121; volume allegato all'omonimo doppio dvd
141.^ Dovevo fare del cinema. URL consultato il 05-02-2010.
142.^ «Nacque a Pàvana ed é il resoconto di ciò che non fu mai, ovvero un sogno mai avverato» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 119. ISBN 88-09-02164-9.
143.^ Isaia 21:11. URL consultato il 12-06-2010.
144.^ «Un verso di Isaia... è alla base della canzone omonima.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 121. ISBN 88-09-02164-9.
145.^ «...creammo anche per i concerti una band fissa che, con poche ma significative eccezioni, mi accompagna ancora oggi.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 119. ISBN 88-09-02164-9.
146.^ «Il 1984 è l'anno del grande concerto in Piazza maggiore. Vent'anni dopo Auschwitz. Arrivarono in tanti, dai Nomadi a Paolo Conte, da Giorgio Gaber a Deborah Kooperman.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 123. ISBN 88-09-02164-9.
147.^ «In tutti noi c'è una signora Bovary, che non è madame Bovary, perché non siamo all'altezza.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 123. ISBN 88-09-02164-9.
148.^ Felice Liperi citato da Jachia.
149.^ «Il mio amico Baudelaire, così chiamato perché scriveva poesie ed era più visionario di Sartre, dopo che in Bologna, l'avrei inserito anche in Scirocco... è lui il protagonista, quello lasciato dalla ragazza perché è sposato e non se la sente di separarsi...» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 117. ISBN 88-09-02164-9.
150.^ «...perché le buone canzoni difficilmente invecchiano, ma gli arrangiamenti sì. Così, a volte, è bene ripulirli e rimetterci le mani.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 124. ISBN 88-09-02164-9.
151.^ «Siccome le canzoni erano quasi tutte provenienti da Due anni dopo e siccome erano trascorsi vent'anni da quel mio secondo disco, pensai che avrei potuto intitolarlo Vent'anni dopo. Poi, optai per Quasi come Dumas..., in omaggio al romanzo Vent'anni dopo, pubblicato dal grande scrittore francese nel 1845.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 124. ISBN 88-09-02164-9.
152.^ Quasi come Dumas. URL consultato il 04-02-2010.
153.^ Federica Pegorin, Francesco Guccini. Cantore di vita, , 2006. 150
154.^ Targhe Tenco. URL consultato il 03-02-2010.
155.^ «Mi piaceva l'idea di due ragazzi che si sfiorano e poi subito si perdono e anche gli inusuali accostamenti di parole.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 136. ISBN 88-09-02164-9.
156.^ Oh tu, vecchio Bob Dylan. URL consultato il 03-02-2010.
157.^ THE TRIANGLE TINGLES. URL consultato il 03-02-2010.
158.^ «...il titolo echeggia Farewell Angelina, la canzone scritta da Bob Dylan per Joan baez, con tanto di citazione interna: "The triangle tingles / and the trumpet plays slow".» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 135. ISBN 88-09-02164-9.
159.^ Paolo Jachia, La canzone d'autore italiana 1958-1997, , 1998. 154
160.^ Nero. URL consultato il 03-02-2010.
161.^ «Il brano d'apertura, Lettera, è dedicata a Bonvi e Victor Sogliani.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 138. ISBN 88-09-02164-9.
162.^ «...cambiai perciò molte cose, attualizzandola e personalizzandola, insomma.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 140. ISBN 88-09-02164-9.
163.^ Paolo Jachia, La canzone d'autore italiana 1958-1997, , 1998. 120-123
164.^ I fichi - Francesco Guccini e Roberto Benigni. URL consultato il 05-02-2010.
165.^ «Stelle, canzone d'amore diciamo più universale, dove amore fa rima con stupore, è nata in una di quelle notti in cui resto incantato a guardar il cielo e a domandarmi, banalmente finché si vuole ma in modo del tutto spontaneo e naturale, che cosa ci facciamo noi qui, piccoli piccoli e in fondo al mondo, quando lassù ci sono tali meraviglie.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 139. ISBN 88-09-02164-9.
166.^ «Non ho seguito tutte le fasi di lavorazione, ho semplicemente dato il mio assenso alla Emi affinché lo pubblicasse. La prova che io non c'entro è data da quel terribile errore ortografico in copertina: nel titolo "Un'altro giorno è andato", "un altro" è scritto con l'apostrofo. Mi sono indignato assai. Tutto, dalla grafica alla copertina alla scelta delle canzoni, è stato fatto con il mio assenso, ma senza di me.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, ISBN 88-09-02164-9.
167.^ «Guccini - Le interviste di Ondarock». Ondarock.it.
168.^ «Il mio addio è rivolto principalmente, a questo mondo amplificato dalla televisione, abitato da personaggi squallidi che non hanno nulla da dire, che sono brutti, e che godono dell'attenzione spropositata di tutti i media.» Ritratto di un cantastorie
169.^ Ritratto di un cantastorie. URL consultato il 12-06-2010.
170.^ «Sono un vecchio anarchico che ama ancora la poesia». Repubblica.it. URL consultato in data 12-06-2010.
171.^ Ritratto di un cantastorie. URL consultato il 12-06-2010.
172.^ Riccardo Bertoncelli, Recensione di Ritratti, 2004
173.^ «[Mollica] Vogliamo parlare di questo Ulisse, che hai scritto denunciando il fatto che hai ‘rubacchiatò qua e là dei versi a Dante, Omero e via dicendo? [Guccini] Dunque, cominciamo dal più antico. Omero, "concavi navi dalle vele nere", poi c'è Dante con "dei remi facemmo ali al folle volo", c'è Foscolo, "la petrosa isola", c'è Kavafis, il poeta greco, nel finale, c'è Jean-Claude Izzo, per alcune impressioni sulla vita marinara e infine c'è un misterioso Alberto Prandi, che tu non conosci ma io conosco benissimo, che è mio cugino e ha scritto diverse poesie proprio sui personaggi dell'Odissea.» Intervista di Vincenzo Mollica per l'uscita di Ritratti, 2004.
174.^ Informazioni sui concerti di Francesco Guccini. URL consultato il 12-06-2010.
175.^ Classifica Ufficiale CD musicali FIMI
176.^ «Guccini si prende subito la vetta della hit parade». Repubblica.it. URL consultato in data 12-06-2010.
177.^ Anfiteatro live. URL consultato il 03-02-2010.
178.^ Classifica ufficiale DVD musicali FIMI.
179.^ «Nello spoglio gli intrusi e gli inaspettati anche Guccini e la moglie di D'Alema». Repubblica.it. URL consultato in data 12-06-2010.
180.^ Guccini Platinum Collection. URL consultato il 03-02-2010.
181.^ "Vero Plauto firmato Guccini", «Il Resto del Carlino», 6 dicembre 2006.
182.^ «Tributo a Francesco Guccini a Catanzaro». Rockol.it.
183.^ Recensione tour 2004. URL consultato il 05-02-2010.
184.^ Il cantautore in concerto al palazzo dello sport di Padova. URL consultato il 05-02-2010.
185.^ Intervista di Federico Vacalebre su «Il Mattino», 14 marzo 2007.. URL consultato il 05-02-2010.
186.^ Guccini: il mio genio andato in fumo . 2008. URL consultato il 12-01-2010.
187.^ «Guccini: «I miei inediti come omaggio al Veneto»». Corriere.it2010.
188.^ «Guccini: ho scritto un'autobiografia perché il cerchio si chiude». Lastampa.it2010.
189.^ Umberto Eco. URL consultato il 12-06-2010.
190.^ Umberto Eco. URL consultato il 12-06-2010.
191.^ Scheda di Francesco Guccini su Ondarock. URL consultato il 04-02-2010.
192.^ «Francesco Guccini "Ora canto il G8 di Genova"». Repubblica.it2004.
193.^ «Il «Secolo», la destra che dice tante cose di sinistra». Corriere.it2009.
194.^ «Nelle canzoni di Guccini è l'etica ad entrare nella politica, e non il contrario.» «Il Mulino a lezione dal professore». Repubblica.it2006.
195.^ «"Sono un vecchio anarchico che ama ancora la poesia"». Repubblica.it2002.
196.^ circolorossellimilano. URL consultato il 12-06-2010. «Non sono mai stato un estremista, non è nella mia cultura. E neanche comunista, perché il Pci allora era il partito dell'Urss, figurarsi. Ho votato socialista a lungo, ma la matrice culturale più sentita è l'azionismo, i Rosselli, il socialismo liberale. Anche il Sessantotto l'ho percepito nell'aria, ma avevo già 28 anni, e nessuna voglia di estremismi»
197.^ «Guccini a Prodi: «Resisti, resisti, resisti»». Corriere.it. URL consultato in data 12-06-2010.
198.^ Intervista di Federico Vacalebre su «Il Mattino», 14 marzo 2007.
199.^ Paolo Jachia, Francesco Guccini: 40 anni di storie romanzi canzoni, Roma, Editori Riuniti, 2002.
200.^ «Il ritorno della Baraldini, Storia di una buona causa». Repubblica.it. URL consultato in data 12-06-2010.
201.^ a b citato in Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta, Bompiani, 1990, ISBN 88-452-5035-0
202.^ «La mia intenzione era epicizzare ogni cosa, anche la più banale, in modo da renderla unica e insostituibile, quasi leggendaria» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 126. ISBN 88-09-02164-9.
203.^ «...le favole della nonna non annoiano mai, tant'è che ancora oggi, quando torno in montagna, mi faccio raccontare storie che già conosco a memoria dai vecchi del paese.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 126. ISBN 88-09-02164-9.
204.^ «Ancora differente l'esordio letterario di Francesco Guccini, con Croniche Epafaniche (1989), la cui fruizione non sarà molto agevole, né massimamente comprensibile, a chi non ha esperienza del dialetto emiliano o, per essere più precisi, delle parlate tosco-modenesi che costituiscono la lingua di queste sue nuove narrazioni. Ma sarà una lettura anche divertente e interessante per chi coglierà, fin dalle prime righe, la voce profonda e arrotondata del nostro sommo cantastorie, vedrà la sua immagine, coglierà la sua ironia. Le battute, la sentimentalità vera di tutto un percorso e un lavoro artistico. Leggendo ripenso a Radici, a certi concerti in cui Guccini raccontava di Pavana e dell'appennino, e già imbastiva, davanti al pubblico, i ricordi e gli aneddoti di un modo di vita, di un'infanzia che nel romanzo, oggi, sembra un po' quella selvaggia di Tom Sawyer. La campagna, il fiume, il mulino, la descrizione degli ambienti della casa, le piccole leggende di paese, gli animali, gli oggetti di uso quotidiano, la bottiglia per macinare il sale, la marmellata nelle "tinozzine di legno chiaro", l'uccisione del maiale, l'emigrazione, le cassette di mele e pere che profumavano i solai e le cantine per tutto l'inverno, le uova conservate nella calce… tutto questo non viene riportato alla ribalta del racconto con demagogia o perbenismo o la becera filosofia del "quando eravamo povera gente". La miseria è miseria. La fatica, la povertà, anche la promiscuità di intere famiglie costrette a vivere nelle stesse stanze non hanno niente di poetico, né di aulico, e nessuno le rimpiange. Guccini preferisce fare di tutti questi ricordi una materia linguistica viva e narrata. Riesce con la sua capacità di cantastorie e cantautore a dare musicalità ai ricordi, ai modi di dire, ai personaggi. E così agisce sulla nostra memoria. Perché queste Croniche sono potentemente reinventate sulla pagina e, nonostante l'accuratezza filologica, la scrittura è condotta su modelli letterari ben rintracciabili: cronache popolari, certo, ma anche il parlato selvaggio di certi narratori americani, lo slang degli anni sessanta e, perché no, anche la lingua immaginaria e carnale di un Rabelais.» citato in Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta, Bompiani, 1990, ISBN 88-452-5035-0
205.^ « Bologna per me provinciale Parigi minore... Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto / rimorso per quel che m' hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato...», da Bologna, Metropolis, 1981.
206.^ «Bologna "Parigi in minore, mercati all'aperto, bistrots, della rive gauche l'odore", perché quando mi spostai da Modena scoprii certi angoli della città, come la già citata piazza Aldrovandi, che mandavano straordinari profumi di Francia, con mercatini all'aperto di frutta e verdure e bancarelle colorate. Io, Parigi, non l'avevo mai vista.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 115. ISBN 88-09-02164-9.
207.^ «A lezione dal dott. Guccini, docente di pavanese». Corriere.it. URL consultato in data 12-06-2010.
208.^ «...il mondo sognante e misterioso di Paperino» Amerigo, Amerigo, 1978.
209.^ «Ridesti nel vedermi grande e grosso coi fumetti» Canzone delle situazioni differenti, Stanze di vita quotidiana, 1974.
210.^ «...e io danzo con Snoopy e con Linus...» Via Paolo Fabbri 43, Via Paolo Fabbri 43, 1976.
211.^ «...ecco i fumetti, proibiti da piccolo perché giudicati poco istruttivi. Sono le passioni giovanili della mia generazione.» citato in "Un altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto." Firenze, Giunti, 1999, pag. 94. ISBN 88-09-02164-9.
212.^ Storie dello spazio profondo. URL consultato il 12-06-2010.
213.^ Storie dello spazio profondo - Fantascienza.it. URL consultato il 12-06-2010.
214.^ Guccini F. - Rubino F., Vita e morte del brigante Bobino detto Gnicche, Roma, Lato Side, 1980.
215.^ Scheda su Francesco Guccini dell'Internet Movie Database. URL consultato il 12-06-2010.
216.^ a b Francesco Guccini. URL consultato il 03-02-2010.
217.^ «Nel 1992 gli è stato conferito il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale per la sezione "Versi in Musica".» Biografia di Francesco Guccini su Rai News 24. URL consultato il 13-06-2010.
218.^ Il premio letterario Ghostbusters. URL consultato il 13-06-2010.
219.^ www.santibriganti.it. URL consultato il 13-06-2010.
220.^ Biografia di Francesco Guccini su Italica.rai.it. URL consultato il 13-06-2010.
221.^ «Guccini è un contadino becero dell'Appennino tosco-emiliano che sa raccontare come quei contadini non si siano scrollati di dosso i costumi dei loro bisnonni.» Enzo Siciliano, curatore della collana "I Meridiani" di Mondadori, riguardo all'opera di Guccini. URL consultato il 13-06-2010.
222.^ Stagioni di vita quotidiana, informazioni sull'evento. URL consultato il 13-06-2010.
223.^ 2 giugno, Ciampi insignisce cantautori, intellettuali e artisti. URL consultato il 13-06-2010.
224.^ «Francesco Guccini ha felicemente sposato nelle sue opere cultura locale e globale, colta e popolare, impegno e ironia, modernità e radici, con la credibilità che è in dono soltanto alle personalità artistiche più forti e spiccate: le sue ballate negli anni Sessanta si sono aperte al vento di novità che soffiava dall'America di Bob Dylan, senza mai fare dell'immaginario italiano terra di conquista; i suoi versi hanno precisione e passo nobili, ma scivolano con gioia o dolore nel cuore del grande pubblico; le sue invettive hanno la forza che trascina, ma ancor di più quella che semina dubbio e sorriso; le sue storie in musica hanno saputo accompagnare una generazione in anni in cui il paese si andava faticosamente modernizzando, e ora che la tentazione è l'oblio i suoi libri (da Cròniche epifàniche a Vacca d'un cane, fino a Cittanòva blues) mettono in luce memoria e tradizione.» Motivazione del conferimento del premio "Giuseppe Giacosa - Parole per la musica".
225.^ Storico Guccini, in quattromila a cantare!. URL consultato il 13-06-2010.
226.^ «Per aver scritto alcune delle pagine più belle e prestigiose della storia della canzone d´autore.» Motivazione del conferimento del "Riccio d'argento" per il miglior live d'autore
227.^ Serravalle Noir 2007. URL consultato il 13-06-2010.
228.^ Premio Arturo Loria 2008. URL consultato il 13-06-2010.
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Filmografia e bibliografia di Francesco Guccini
Discografia di Francesco Guccini
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Scheda su Francesco Guccini dell'Internet Movie Database
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http://www.francescoguccini.it/francesco_guccini.htm








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