giovedì 29 luglio 2010
Dalidà
Dalida
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Dalida, nome d'arte di Iolanda Cristina Gigliotti (Il Cairo, 17 gennaio 1933 – Parigi, 3 maggio 1987), è stata una cantante e attrice italiana naturalizzata francese.
È stata una delle maggiori interpreti della musica popolare internazionale.[1] Dal punto di vista timbrico la sua voce da contralto-mezzosoprano era caratterizzata da un'estensione di due ottave e da una tessitura di particolare profondità e intensità espressiva.
La cantante avrebbe venduto 155-170 milioni di dischi, tra singoli e album, premiati da oltre settanta dischi d'oro, di platino e di diamante. Tra i molteplici riconoscimenti che le sono stati attribuiti figurano due Oscar mondiali della canzone - ricevuti nel 1963 e nel 1974 per Gigi l'amoroso - nonché, nel 1975, il Premio dell'Académie du Disque français per il brano Il venait d'avoir 18 ans (ispirato al romanzo di Colette Le Blé en herbe, è stato uno fra i suoi brani più conosciuti in Italia con il titolo 18 anni).
Insieme a Edith Piaf, Dalida è senza ombra di dubbio la cantante che ha maggiormente contrassegnato la musica leggera transalpina del XX secolo (stando ad un sondaggio dell'IFOP, effettuato nel 2001, a proposito delle personalità più significative di tale secolo: Attore, Jean Gabin; Cantante maschile, Johnny Hallyday; Cantante femminile, Edith Piaf e Dalida). È stata tête d'affiche (ovvero nome di maggior richiamo) all'Olympia, tempio della musica leggera parigina, negli anni 1961, 1964, 1967, 1971, 1974, 1977 e 1981 (si prospettava un suo ritorno per il 1987, anno della sua tragica dipartita).
Nel 1975 il Québec l'ha indicata come personaggio più popolare, dopo Elvis Presley, e donna dell'anno insieme a Jackie Kennedy (cfr. bibliografia).
Nel 1999 è stato allestito lo spettacolo teatrale "Solitudini - Luigi Tenco e Dalida", presso il Teatro Greco di Roma, scritto e diretto da Maurizio Valtieri.
Nel 2002 il brano di Dalida Pour ne pas vivre seul è stato inserito nella colonna sonora della commedia musical 8 donne e un mistero (8 femmes) di François Ozon, interpretata da Firmine Richard.
Nel 2006 è stato trasmesso un film-TV (regia: Joyce Bunuel) diviso in due parti e incentrato sulla vita dell'artista, per l'occasione interpretata da Sabrina Ferilli.
Biografia
Nacque a Choubrah (piccolo sobborgo alle porte del Cairo) da genitori italiani,calabresi originari di Serrastretta, in provincia di Catanzaro (il suo nome sarà poi francesizzato in Yolanda). Il padre Pietro era primo violino all'Opera del Cairo. Dalida trascorre l'infanzia con i genitori e i due fratelli nella casa di famiglia sita in 11 Sharia Khumahawiyaà a Choubrah.
Durante l'infanzia è costretta ad indossare gli occhiali a causa di una malattia agli occhi che le provocherà un leggero (quantunque evidente) strabismo e che la costringerà a numerose operazioni anche in età adulta. Grazie al suo aspetto, a diciassette anni vince il concorso di bellezza Miss Ondine e, successivamente, la fascia di Miss Egitto che le aprirà le porte del mondo del cinema.
In Joseph et ses frères (Giuseppe e i suoi fratelli, con Omar Sharif), doppia Rita Hayworth, di cui è una grande ammiratrice; nel 1954 entra a far parte del cast de La Masque de Toutankhamon (La maschera di Tutankhamon) e di Un verre, une cigarette (Un bicchiere, una sigaretta).
1954 - Iolanda vola a Parigi
Desiderosa di affermarsi nel mondo dello spettacolo decide di lasciare l'Egitto e tentare la fortuna come attrice in Europa. Il 24 dicembre del 1954, contro il volere della madre che comunque la sosterrà (cfr. bibliografia), Dalida sale su un aereo alla volta di Parigi. Nella capitale francese abiterà provvisoriamente in un appartamento di Rue Ponthieu, vicino agli Champs Elysées. Il primo anno a Parigi sarà difficile: Dalida, per la prima volta in Europa, si sente spaesata nella Ville lumière ma nel contempo ha tanta voglia di dimostrare il suo valore (cfr. bibliografia).
La nascita di Dalida
Nel 1956, ispirandosi al film del 1949 Sansone e Dalila, adotta il nome d'arte Dalila, che cambierà in seguito su consiglio di Fred Machard, scenografo della Villa d'Este, in Dalida. È sempre il 1956 l'anno in cui registra il suo primo disco su vinile con Madona, versione francese di Barco negro, successo della cantante portoghese Amalia Rodrigues. Sale la curiosità attorno alla nuova cantante venuta dall'oriente e dalla voce calda e sensuale, ma anche con timbri androgini.
Al successo di Madona, seguono Bambino (traduzione della canzone napoletana Guaglione), lanciata da Radio Europe 1, e dal suo direttore Lucien Morisse, di cui Dalida si innamora. Il successo di Bambino si rivela travolgente, tant'è che Dalida diventa per i francesi mademoiselle Bambino. In brevissimo tempo sono più di 500.000 le copie di dischi vendute in Francia (primo disco d'oro della vedette e, secondo Infodisc, per ben 39 settimane n° 1 nelle classifiche dei dischi più venduti).
Recita in Rapt au Deuxième Bureau (Rapimento al secondo ufficio) di Jean Stelli, con Frank Villarde e iniziano le esibizioni in un récital al Cairo; sarà la volta di Come prima (per cui riceve un premio Bobino), Piove, successo di Domenico Modugno e Gli zingari (Les Gitans), canzone spagnoleggiante ma creata da Hubert Giraud per il Coq d'Or de la chanson française (edizione 1958). Cantando Gli zingari, si fa conoscere in Italia nella trasmissione Il Musichiere, condotta da Mario Riva; seguono La canzone di Orfeo e Milord, portata al successo in italiano anche da Milva.
Ex-aequo con Tino Rossi, nel 1959 ottiene l'Oscar della canzone e un anno dopo riceve l'Oscar di Radio Monte Carlo come vedette preferita dagli ascoltatori, nonché il Gran Premio della canzone per l'interpretazione in francese di Romantica, la canzone vincitrice del Festival di Sanremo 1960.
Seguono le incisioni di Les Enfants du Pirée, incisa in italiano come I Ragazzi del Pireo (Uno a te, uno a me), 'O sole mio (motivo tradizionale napoletano), L'arlecchino gitano, T'aimer follement (in italiano T'amerò dolcemente), Garde-moi la dernière danse (in italiano Chiudi il ballo con me).
È l'8 aprile 1961 quando Dalida sposa Morisse. Solo pochi mesi dopo incontra a Cannes Jean Sobieski, giovane pittore e attore alle prime armi, di cui si innamora e per il quale Dalida finisce per trasferirsi a Neuilly a convivere con lui, sia pure per pochi mesi.
Nel 1961 è con Charles Aznavour che vince l'Oscar per la canzone, precedendo Gloria Lasso ed Edith Piaf. Di contro, nel 1962, tale Oscar sarà condiviso con Johnny Hallyday, il nuovo idolo dei teenagers francesi.
Nel 1964 è la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto più di 10 milioni di dischi e, sempre nel 1964, segue il Tour de France (vinto da Jacques Anquetil), cantando più di duemila canzoni lungo i 2900 km percorsi.
Nel 1965 Dalida è la cantante preferita dai francesi (secondo un sondaggio dell'IFOP, Istituto Francese di Opinione Pubblica), anno in cui recita in Ménage all'italiana (con Ugo Tognazzi, Romina Power e Paola Borboni, musiche di Ennio Morricone), e incide La danse de Zorba (in italiano La danza di Zorba), su una base di sirtaki, Amore scusami (cover di un successo di John Foster), Cominciamo ad amarci e La vie en rose, cavallo di battaglia di Piaf, scomparsa due anni prima. (Amore scusami/Amour excuse-moi è del 1964...)
L'incontro con Luigi Tenco
Dopo una breve storia di tre anni con Christian de la Mazière, nel 1966 instaura, stando a testimonianze dell'epoca, una relazione con il cantautore italiano Luigi Tenco. Secondo molti si trattò invece di una trovata pubblicitaria della casa discografica, come si evincerebbe dalle "lettere" scritte da Tenco a Valeria (sua compagna da tempo) e dal fatto che sarebbe stata proprio Valeria la donna con la quale Luigi avrebbe parlato prima di uccidersi (sempre se accordiamo credito all'autenticità delle "lettere" attinenti alla fantomatica Valeria). È in coppia con Tenco che Dalida partecipa al Festival di Sanremo del 1967 con la canzone Ciao amore ciao, scritta dallo stesso Tenco. Pare che sia stata la stessa Dalida - ammirata dalla canzone di Tenco, carica di riferimenti alla poetica di Cesare Pavese - a partecipare anche alla versione francese del brano, per la quale viene mantenuto lo stesso titolo, e a volerla portare in gara a Sanremo (cfr. bibliografia).
La giuria elimina comunque dalla finale la canzone e il 27 gennaio 1967, Luigi Tenco si suicida con un colpo alla tempia. È Dalida che, entrando nella stanza d'albergo di Tenco, lo trova riverso a terra, già morto. La cantante, che chiedeva di bloccare il Festival, particolarmente provata dallo shock, lascia la città dei fiori per volontà degli organizzatori. Il filmato della loro partecipazione al festival scomparirà per sempre dagli archivi RAI.
Il primo tentativo di suicidio
Il 26 febbraio dello stesso anno Dalida, con il cuore distrutto per quanto accaduto, tenta di togliersi la vita a Parigi seguendo un piano molto lucido: finge di recarsi all'aeroporto di Orly per partire per l'Italia; si fa invece portare all'hotel Principe di Galles, sistemandosi nella camera 410, dove aveva soggiornato con Tenco prima di Sanremo, con il suo vero nome di Yolanda Gigliotti. Appende sulla porta un biglietto con scritto Si prega di non disturbare e prima di ingerire molti farmaci scrive tre lettere: una all'ex marito, una alla madre (in cui le chiede di non disperarsi), ed una indirizzata al suo pubblico.
Dalida viene salvata grazie ad una attenta cameriera che, insospettita dal fatto che una luce accesa filtrava dalla porta della stanza, non riordinata da 48 ore, avverte il direttore dell'hotel. Il funzionario entra da un'altra stanza e trova Dalida in coma. La cantante uscirà dallo stato di incoscienza dopo cinque giorni.
1968 - nasce la seconda Dalida
Il 4 agosto 1968 Dalida decide di cambiare look e decide di cambiare il colore dei suoi capelli, dal castano al biondo: il cambio di colore della fluente capigliatura segna anche l'inizio di un rinnovamento del repertorio musicale e l'adozione di un nuovo stile, che renderà ancor più popolare la cantante, arrivando a consacrarla icona pop. Nello stesso anno, Dalida partecipa a Partitissima (ex Canzonissima) dove vince con la canzone Dan dan dan. Nel ritirare il premio, Dalida afferma Lassù qualcuno è contento riferendosi evidentemente a Luigi Tenco. È questa una vittoria chiacchierata e sofferta: chiacchierata perché considerata politica, dovuta più all'enorme pubblicità che il tentato suicidio le ha procurato che a meriti effettivi.
Sempre nel 1968 recita sul set del film italiano Io ti amo, film di Antonio Margheriti con Alberto Lupo. Il 18 giugno 1968 ottiene il titolo di Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere, conferitole dal presidente francese Charles De Gaulle, e il 5 dicembre è la prima donna a ricevere la medaglia della Presidenza della Repubblica.
La cantante si innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio: Dalida scopre di aspettare un figlio. Decide tuttavia di interrompere la gravidanza. Il ragazzo si presenterà alla vigilia di Natale di quell'anno presso l'abitazione parigina della cantante riunita con la sua famiglia, scatenando l'ira del fratello,che li metterà tutti "alla porta".
Da tutte le biografie di Dalida si apprende, nondimeno, che la cantante diventò bionda nel 1964 per le esigenze di un film, con Horst Buchholtz, che poi non si concretizzò.
La ricerca interiore
Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta Dalida intraprende un complesso lavoro di ricerca interiore e spirituale con viaggi in Nepal e un soggiorno in un ashram. Un percorso di studio e di approfondimento che include non solo la lettura di testi propriamente filosofici e il confronto con l'orizzonte della psicoanalisi, ma anche l'incontro con Arnaud Desjardins (regista, scrittore e studioso della cultura orientale) e con Swamji Prajnanpad (il cui insegnamento è caratterizzato dal tentativo di realizzare una sintesi armonica tra psicanalisi freudiana e spiritualità orientale). Per ogni chiarimento si rimanda alle numerose biografie della vedette franco-italo-egiziana citate nella bibliografia.
Questo duplice lavoro (culturale e psicologico-spirituale) rappresenta per Dalida un'occasione fondamentale di trasformazione e di rinnovamento. La Dalida sensuale e travolgente - ambivalente nel segno di eros e thanatos - degli anni cinquanta e sessanta, muta nella Dalida nuova, mistica e spirituale nei lunghi abiti bianchi che indossa in scena e fuori.
Pardonnez-moi...
In occasione del suo cinquantesimo compleanno, il 17 gennaio 1983, il fratello Orlando e gli amici organizzano una festa al cabaret parigino Chez Michou; in quell'occasione si esibisce una drag queen nelle vesti della cantante.
Nel 1981 la cantante aveva festeggiato i venticinque anni di carriera con la consegna di un disco di diamante per aver venduto 86 milioni di dischi in tutto il mondo e per aver interpretato ben 38 dischi d'oro in 7 lingue.
Parte per l'Egitto nel 1986, dove recita nel film Le sixième jour (Il sesto giorno, di Youssef Chahine) e per la prima volta in un autentico ruolo di protagonista drammatica (al contrario dei film precedenti dove, ancorché quasi sempre come attrazione di primo piano, aveva interpretato soltanto dei ruoli leggeri o prettamente musicali). Torna a Parigi psicologicamente provata, e dichiara che dopo aver rivisto i luoghi della sua infanzia si sente stanca ed incapace di "uscire dal personaggio" del film per riprendere il suo ruolo, con la vita e i ritmi di sempre. È in questa circostanza che Dalida, a causa della depressione, organizzerà il piano del suo suicidio (cfr. bibliografia).
Sabato 2 maggio 1987 chiama il fratello-manager Orlando che gli annuncia di aver rinviato un previsto servizio fotografico a causa del freddo; la sera, la cantante riferisce alla cameriera che "farà tardi perché ha intenzione di recarsi a teatro e le chiede di svegliarla verso le 17 del giorno successivo". In realtà, esce e con la vettura fa il giro dell'isolato, imbuca una lettera per il fratello per poi barricarsi nella sua villa di Rue d'Orchamps sulla Butte di Montmartre ed ingerire un fatale cocktail di barbiturici.
È il 3 maggio 1987 quando, a Montmartre, Dalida si toglie la vita, a vent'anni dal primo tentativo ed a dieci anni dal secondo. Accanto al corpo lascia appena un triste biglietto: Pardonnez-moi, la vie m'est insupportable (Perdonatemi, la vita mi è insopportabile).
Tra i primi a scoprire la tragedia è il fratello Orlando, nominato erede universale e oggi custode dell'immagine di Dalida. La morte di Dalida lascia sotto shock la Francia intera; ai funerali, che si svolgono a Parigi nella chiesa della Madeleine, lo storico Claude Manceron la saluta con le seguenti parole:
« Yolanda arrivederci. Dalida grazie. »
Dalida è sepolta nel cimitero di Montmartre a Parigi, e accanto alla sua tomba si trova una statua commemorativa che la mostra con gli occhi chiusi rivolti allo spettatore. Nel 1997 è stata inaugurata a Montmartre una piazza in suo onore, Place Dalida, dove è stato posto un busto di bronzo dello scultore-disegnatore Aslan che la raffigura.
2007: a vent'anni dalla morte
In occasione del ventennale della morte (3 maggio 1987-2007), il sindaco di Parigi, nonché grande amico di Dalida, Bertrand Delanoë ha predisposto una grande mostra commemorativa della figura di Dalida nei locali del Comune di Parigi (Mairie de Paris).
Il ciclo di manifestazioni commemorative ha compreso la realizzazione di un cofanetto di otto DVD con alcuni tra i filmati televisivi e documentaristici riguardanti l'artista, una compilation di cinque CD con le "cento più belle canzoni di Dalida", il DVD dal titolo Le sixième jour, e una versione per collezionisti del film di Joyce Bunuel Dalida, oltre a una versione rimasterizzata del film Io ti amo, mai pubblicato per il mercato dell'home video.
In Italia, a Serrastretta, paese delle radici italiane di Yolanda Cristina Gigliotti, a cura dell'Associazione Dalida l'artista viene ricordata con l'apertura della Casa Museo Dalida, la posa di un'opera bronzea "Dalida vista da Inis", l'intitolazione di un anfiteatro, la pubblicazione di un opuscolo intitolato "Da Serrastretta a Dalida 1962/2007", e l'uscita di un DVD frutto di un progetto didattico della locale scuola media in collaborazione con la stessa Associazione Dalida.
A ricordo di Dalida, Patty Pravo ha inciso l'album Spero che ti piaccia...Pour toi..., in cui interpreta alcuni grandi successi dell'amica e collega Dalida: Darla dirla dada (in greco), Bambino (in arabo), Salma ya salama (in arabo), Il Venat D'Avoir 18 Ans, Pour en arriver là, Comme si tu étais là, Fini la comédie, Col tempo. In passato Dalida aveva invece inciso la versione francese del successo di Patty Pravo La bambola, così come Tout au plus (Tutt'al più).
Il 17 novembre 2008 è uscito l'album Fleurs 2 di Franco Battiato che contiene, in omaggio a Dalida, la cover di Il venait d'avoir 18 ans, interpretata con la partecipazione di Sepideh Raissadat.
Nel maggio 2009 esce l'album, Toutes les femmes en moi di Lara Fabian, contenente un omaggio a Dalida: la cover del brano Il venait d'avoir 18 ans.
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Caratteristica fondamentale dell'arte di Dalida - icona della cultura popolare francese: drammatica e kitsch, ironica e tragica, allegorica e straniata - è stata la capacità di rappresentare, attraverso la musica e utilizzando il medium della chanson, l'unità indissolubile di arte e vita. Il talento di Dalida - - è tutto in questa tenace volontà di rinnovamento (di se stessa e del proprio stile): una continua metamorfosi che ha fatto di lei e della sua opera un fenomeno in qualche modo unico, come tale non riducibile agli schemi convenzionali e agli stereotipi dell'industria culturale. Nel suo repertorio, Dalida ha tenuto insieme in mirabile equilibrio e al di là di ogni compiacimento intellettualistico, l'esistenzialismo tragico e anarchico di Leo Ferré (Avec le temps) e il teatro epico di Brecht (Alabama Song, su coreografia di Lester Wilson), la scrittura colta e raffinata dei massimi esponenti della chanson à texte francese e internazionale e, contestualmente, la sperimentazione di nuovi linguaggi musicali e di forme sceniche eterogenee (dal récital tradizionale di gusto neorealista, al grande show polifonico e pluristilistico di matrice hollywoodiana, dal cabaret di impianto espressionistico di Bob Fosse, alla video-arte di J.-C. Averty).
Dalida - erotica e drammatica nella prima fase della sua carriera (quando veniva definita la Callas des variétés[senza fonte]), mistica e intellettuale nella seconda fase (il periodo Madone, dal 1967 al 1975), ironica e kitsch negli anni che vanno dal 1978 al 1987 - è stata la voce dei poeti, da Jacques Brel a Serge Lama, da Charles Aznavour a Gilbert Bécaud, da Charles Trenet a Georges Moustaki; ma è stata anche la fondatrice della musica rai francese (Salma ya salama di Jahine e Barnel); di fatto ha anticipato certe istanze della world music, passando dalla musica pop, al reggae, dal cabaret alla musica etnica (per esempio quella greca - Mikis Theodorakis e Hadjidakis - ma anche quella napoletana, senza escludere nemmeno qualche significativo rimando al folk music revival americano - Pete Seeger e Woody Guthrie - e, soprattutto, al patrimonio musicale arabo).
Ha saputo passare con eleganza e disinvoltura dalla disco-music - quella sofisticata e sinfonico-orchestrale, proposta da compositori come Tony Rallo e Alec Costandinos - al misticismo della tradizione ebraica, dall'intimismo drammatico di ispirazione psicanalitica, che troviamo nei testi realizzati dai suoi fedeli collaboratori (Michaele, i fratelli Lana e Paul Sébastien, la coppia Faure-Balasko, Pascal Sevran), alla consapevole decostruzione della tradizione neo-realista francese, che Dalida ripensa nelle sue strutture di fondo portando in scena pezzi di bravura come Gigi l'amoroso (mirabilmente sospesa tra Goldoni e De Sica), o Gigi in paradisco (allegoria danzante di matrice quasi futurista: un brano che spezza, dilatandoli, gli schemi metrico-ritmici e formali della canzone di consumo.
Dalida è stata anche allegorica nella visionarietà meta-testuale di Mourir sur scène (Barnel-Jouveaux) o di Bravo: non muore sulla scena, ma dilegua in solitudine, nell'ombra - l'aveva già cantato, del resto, nel 1971, sulle note di Théodorakis (Mon frère le soleil, su testo di Delanoé) - per recuperare un'identità scissa e frantumata, al di là di paillettes strass et télégrammes.
Brani quali Et tous ces regards, Amoureuse de la vie, Fini la comédie, A ma manière, Il y a toujours une chanson sono testimonianza di come l'esperienza psicanalitica venga, all'interno del suo repertorio, tradotta in qualche modo in immagine.
L'espressionismo di Dalida si estrinseca poi in brani come Je suis malade (Lama-Dona), Et tous ces regards, Comme disait Mistinguett e Génération 78, nei quali viene evidenziata una chiara allusività ironica.
Dalida viene inoltre considerata una delle più significative icone della cultura gay internazionale, non solo in Francia ma anche in tutti i paesi dove è conosciuta e nei quali è stata apprezzata. Il che è dovuto non solo al suo lato glamour e all'esuberanza quasi manieristica delle mises di scena - da non dimenticare, in questo senso, la scelta delle coreografie e l'intensità drammatica delle sue interpretazioni - ma anche alla sua volontà di porre in modo forte e diretto, tematizzandola in alcune sue celebri canzoni, la questione omosessuale.
Nel 1972 il brano Pour ne pas vivre seul (scritto da Daniel Faure e da Sebastien Balasko, con arrangiamento di François Rauber) fu censurato dalla radio proprio a causa del suo contenuto, di cui si riporta di seguito un estratto:
(FR)
« Pour ne pas vivre seuls / des filles aiment des filles et l'on voit des garçons / épouser des garçons » (IT)
« Per non vivere soli / ci sono ragazze che amano altre ragazze e vediamo ragazzi / sposare altri ragazzi »
(la versione italiana del brano è firmata da Medail)
Da segnalare, per quanto riguarda il poliedrico repertorio in lingua italiana, l'interpretazione che Dalida ha offerto di brani firmati da autori prestigiosi quali Paolo Conte ("La speranza è una stanza", 1968), Herbert Pagani, Bruno Lauzi ("Uomo di sabbia", versione italiana del brano "Salma ya salama" - 1979 - scritto dal poeta egiziano Salah Jahine su musica di Jeff Barnel - Gino Paoli ("Un uomo vivo", 1960), Umberto Bindi ("Non mi dire chi sei", 1960), Piero Ciampi ("La colpa è tua", 1975), Luigi Tenco ("Vedrai Vedrai", 1979, Ciao amore ciao, 1967).
Da ricordare, infine, gli altri importanti autori italiani che Dalida ha interpretato in lingua francese: Lucio Dalla (Jésus Bambino, 1970), Ivano Fossati (Dédié à toi, 1980), Pino Donaggio (Comme symphonie, 1960), oltre ai già citati Paoli, Bindi, Tenco (Loin dans le temps, ovvero: Lontano lontano, 1967) e le cover dei brani di Mina, (Tintarella di Luna, in Francia con titolo Le petit clair de Luna, Un anno d'amore in versione francese col titolo C'est irreparable e il brano Parole Parole con testo in francese, in coppia con l'amico Alain Delon, quest'ultimo pezzo nel 1973). Tutte le cover sono seguenti ai successi di Mina, in Italia.
Discografia
Album
(in ordine cronologico)
1957 - Son nom est Dalida
1957 - Miguel
1958 - Gondolier (Barclay, 80088)
1958 - Les gitans (Barclay, 80094)
1959 - Le disque d'or de Dalida (Barclay, 80106)
1959 - Love in Portofino (Barclay, 80115)
1960 - Les Enfants du Pirée (Barclay, 80125)
1961 - Garde-moi la dernière danse (Barclay, 80144)
1961 - Milord (realizzato in Italia)
1962 - Loin de moi (Barclay, 80165)
1962 - Le petit Gonzalès (Barclay, 80183)
1963 - Eux
1964 - Amore scusami
1965 - Il silenzio
1966 - Pensiamoci ogni sera (realizzato in Italia)
1967 - Olympia 67 (studio)
1967 - Ciao amore ciao (realizzato in Italia)
1968 - Un po' d'amore (realizzato in Italia)
1968 - Le temps des fleurs
1969 - Canta in italiano (realizzato in Italia)
1969 - Ma mère me disait
1970 - Ils ont changé ma chanson
1971 - Une vie
1972 - Olympia 71 (live)
1972 - Il faut du temps
1973 - Sings In Italian For You (realizzato in Italia)
1973 - Julien
1974 - Olympia 74 (live)
1974 - Manuel
1975 - Sempre più (realizzato in Italia)
1975 - J'attendrai
1976 - Coup de chapeau au passé
1977 - Femme est la nuit
1977 - Olympia 77 (live)
1977 - Pour toujours (colonna sonora)
1977 - Salma Ya Salama
1978 - Ça me fait rêver / Génération 78 / Voilà pourquoi je chante
1979 - Dédié à toi
1980 - Gigi In paradisco
1980 - Le spectacle du Palais des sports 1980 (live)
1981 - Olympia 81 (live)
1982 - Spécial Dalida
1982 - Mondialement vôtre
1983 - Les p'tits mots
1984 - Dali
1986 - Le visage de l'amour
1987 - Tigani Bi Arab (realizzato in Egitto)
1995 - Comme si j'étais là... (remix)
1996 - À ma manière (remix)
1997 - Olympia 1959 (live)
1997 - L'an 2005 (remix)
1998 - Le rêve oriental (remix)
2001 - Révolution 5° du nom (remix)
Singoli (1956-1987) [modifica]
In ordine alfabetico:
À ma manière (1980)
À qui (1967)
Aghani Aghani (1982)
Am tag als der Regen Kam (1959/1982)
Americana (1981)
Amore Scusami (1964)
Amoureuse de la vie (1977)
Anima Mia (1974)
Aranjuez la tua voce (1967)
Avant de te connaître (1970)
Avec le temps (1971)
Bambino (1956)
Bang Bang (1966)
Besame Mucho (Embrasse-moi) (1976)
Buenas Noches mi Amor (1957)
C'est mieux comme ça (Le Parrain 2) (1975)
C'était mon ami (1984)
Captain Sky (1977)
Chanteur des années 80 (1980)
Chaque instant de chaque jour (1964)
Ciao Amore, Ciao (1967)
Ciao, Ciao Bambina (1959)
Come Prima (Tu me donnes) (1958)
Comme disait Mistinguett (1979)
Concerto pour une voix (1970)
Confidences sur la fréquence (1982)
Ça me fait rêver (1978) - con Bruno Guillain
Dan Dan Dan (1968)
Dans le bleu du ciel bleu (1958)
Danza (1982)
Darla Dirladada (1970)
El Cordobes (1966)
Et de l'amour... de l'amour (1975) - con Richard Chanfrey come St-Germain
Eux (1963)
Femme (1983)
Femme est la nuit (1977)
Fini, la comédie (1981)
Gamil El Soura (1983)
Garde-moi la dernière danse (1961)
Génération 78 (1978) - con Bruno Guillain
Gigi l'amoroso (1974)
Gigi in paradiso (1980)
Gondolier (1958)
Guitare et tambourin (1958)
Hava Naguila (1958)
Helwa Ya Baladi (1979)
Hene Ma Tov (1965)
Histoire d'un amour (1957)
Il faut danser reggae (1979)
Il pleut sur Bruxelles (1981)
Il silenzio (Bonsoir mon amour) (1965)
Il venait d'avoir 18 ans / 18 Anni / He must have been eighteen (1973)
Ils ont changé ma chanson (1970)
Itsi bitsi petit bikini (1960)
J'ai rêvé (1959)
J'attendrai / Tornerai (1975)
Je l'attends (1962)
Je m'endors dans tes bras (1968)
Je pars (1958)
Je reviens te chercher (1967)
Je suis malade (1973)
Je suis toutes les femmes (1980)
Jouez Bouzouki (1982)
Kalimba de Luna (1984)
L'amour et moi (1981)
L'An 2005 (1969)
L'Arlequin de Tolède / Arlecchino (1960)
L'Innamorata (1984)
L'ultimo valzer (1967)
La chanson du Mundial '82 (1982)
La colpa è tua (1971)
La Danse de Zorba / La Danza di Zorba (1965/1986)
La leçon de Twist (1962)
La Mamma (1975, inedito 1996)
La Sainte Totoche (1965)
La vie en rose (1965/1976)
Lady d'Arbanville (1970)
Le Flamenco (1965)
Le jour du retour (1963)
Le jour le plus long (1962)
Le jour où la pluie viendra (1958/1982)
Le Lambeth Walk / The Lambeth Walk (1978)
Le petit bonheur (1976)
Le petit Gonzalès (1962)
Le promesse d'amore (1969)
Le restaurant italien (1983)
Le sixième jour (1986)
Le temps d'aimer (1985)
Le temps des fleurs (1968)
Le Vénitien de Levallois (1985)
Les anges noirs (1968)
Les choses de l'amour (1971)
Les enfants du Pirée (1960)
Les Gitans (1958)
Les hommes de ma vie (1986)
Les grilles de ma maison (1967)
Les p'tits mots (1983)
Love in Portofino (1959)
Lucas (1983)
Ma vie je la chante (1974)
Mama (1967)
Maman, la plus belle du monde (1957)
Marjolaine (1981)
Mein Lieber Herr (1975)
Milord (1960)
Monday, Tuesday... Laissez-moi danser / Let me dance tonight (1979)
Mourir sur scène (1983)
Ne lui dis pas (1975)
Nuits d'Espagne (1961)
Nostlagie (1981)
Oh! Lady Mary (1969)
Ô Sole Mio (1960)
Parce que je ne t'aime plus (1986)
Parle plus bas (Le Parrain) (1972)
Parlez-moi de lui (1966)
Paroles... Paroles... (1973) - con Alain Delon
Petit homme (1966)
Pour ne pas vivre seul (1972)
Pour te dire je t'aime (1984)
Problemorama (L'argent... l'argent...) (1979)
Quand je n'aime plus je m'en vais (1981)
Quand on n'a que l'amour (1957/1979)
Quand s'arrêtent les violons (1977)
Que sont devenues les fleurs? (1962)
Remember... c'était loin (1977) - con Richard Chanfrey come St-Germain
Reviens-moi (1985)
Rio do Brasil (1980)
Romantica (1960)
Salma Ya Salama (1977)
Si j'avais des millions (1968)
Soleil / Mediterraneo (1984)
T'aimer follement (1960)
Ta femme (1974)
Ti Amo (Je t'aime) (1977)
Tony (1982)
Tu croiras (1963)
Tu n'as pas très bon caractère (1957)
Un enfant (1965)
Un po' d'amore (1968)
Une femme à quarante ans (1981)
Vado Via (1973)
Vedrai Vedrai (1979)
Viva la pappa (1965)
Voilà pourquoi je chante (1978)
Filmografia [modifica]
(in lingua francese)
1954 Joseph et ses frères con Omar Sharif
1954 Le masque de Toutankhamon
1954 Un verre, une cigarette
1957 Brigade des mœurs
1958 Rapt au deuxième bureau
1960 Parlez-moi d'amour
1963 L'inconnue de Hong Kong con Serge Gainsbourg
1965 Menage all'italiana con Ugo Tognazzi
1968 Io ti amo
1977 Comme sur des roulettes di Guy Lux
1977 Dalida pour toujours, documentario
1986 Le Sixième Jour di Youssef Chahine
Televisione [modifica]
Sulla vita della cantante, nel 2006 è stato girato il film italo-francese Dalida con Sabrina Ferilli nel ruolo di Dalida e andato in onda su canale 5 il 28 e il 29 maggio dello stesso anno. È stato il fratello di Dalida, Bruno Gigliotti, a volere la Ferilli nella parte di sua sorella; in un'intervista al settimanale 'Gente' egli ha infatti affermato[2]:
« Nessun'altra attrice avrebbe potuto interpretare meglio il ruolo di Dalida. Sabrina Ferilli e' riuscita a cogliere l'anima di mia sorella. »
(Bruno Gigliotti)
I tributi
La canzone di Dalida "Mourir sur scène" è stata reinterpretata dall'amica di lunga data Shirley Bassey, realizzata nel 1986 come B-side del singolo "There's No Place Like London".
Nel 1996, Céline Dion e Alain Delon hanno cantato "Parole, parole" al programma televisivo 1996 New Year's Eve su France 2.
Il brano "De la scène à la Seine" di Charles Azvanour, dall'album "Azvanour, 2000" è un chiaro tributo a Dalida.
Nel 2000 Sarah Hohn ha realizzato una cover di "Parole, parole" in tributo a Dalida e Alain Delon.
Nel 2002, una interpretazione di "Pour ne pas vivre seul", eseguita da Firmine Richard, è stata inclusa nel film "8 femmes", di François Ozon.
Nel 2004 "Laissez-moi danser" è stata eseguita da Star Academy 4 in Francia.
Nel 2007 Luz Casal ha realizzato il brano "18 años", una nuova interpretazione di "Tenía 18 años", versione in spagnolo di "Il venait d'avoir 18 ans".
Nel 2007 Patty Pravo ha realizzato il tribute album "Spero che ti piaccia... Pour toi", dedicato a Dalida.
Nel 2009 Lara Fabian ha realizzato il tribute album "Toutes les femmes en moi", contenente la sua versione di "Il venait d'avoir 18 ans".
Note
1.^ Bibliografia in lingua francese su fr.wikipedia.org.
2.^ Sabrina Ferilli interpreta Dalida
Bibliografia [modifica]
Catherine Rihoit, Dalida, Plon, 1998, 2005.
Henry-Jean Servat, Dalida, Albin Michel, 2003, 2007.
Daniel Lesueur, Hit-Parades, 1950-1998, Editions Alternatives et Parallèles, 1999, e L'argus Dalida: Discographie mondiale et cotations, Editions Alternatives, 2004.
David Lelait, Dalida, d'une rive à l'autre, Payot, 2004.
Bernard Pascuito, Dalida, une vie brûlée, L'Archipel, 2007.
Jacques Pessis, Dalida: une vie…, Dargaud, 2007.
Colette Fellous, Dalida, Flammarion
Isaline, Dalida, entre violon et amour, Editions Publibook, 2002.
A. Gallimard - Orlando, Dalida, mon amour, Edition NRJ, 1989
M. Rheault, Dalida, une oeuvre en soi, Editions Va bene, 2002.
C. Daccache - I. Salmon, Dalida, Editions Vade Retro
E. Bonini, La véritable Dalida, Editions Pygmalion, 2004
J. Barnel, Dalida, la femme de coeur, Editions du Rocher, 2005.
A. Ravier, Dalida passionnément, Editions Favre, 2006
J. Pitchal, Dalida, tu m'appelais petite soeur..., Editions Carpentier, 2007
L. Rioux, 50 ans de chanson française, de Trenet à Bruel, Editions L'Archipel, 1992.
P. Saka - Y. Plougastel, La Chanson française et francophone, Editions Larousse, 1999.
M. Gilbert Carpentier, Merci les artistes, Editions Anne Carrère, 2001.
J. Peigné, Salut les Sixties, Editions de Fallois, 2003.
J.-M. Boris - J.-F. Brieu - E. Didi, Olympia. Bruno Coquatrix, 50 ans de Music-Hall, Editions Hors Collection, 2003.
G. Verlant, L'odyssée de la chanson française, Editions Hors Collection, 2006.
M. Luzzatto Fegiz, Morte di un cantautore. Biografia di Luigi Tenco, Gammalibri, 1977.
G. Borgna, L'Italia di Sanremo, A. Mondadori, 1999.
A. Fegatelli Colonna, Luigi Tenco. Vita breve e morte di un genio musicale, A. Mondadori, 2002.
A. Montellanico, Quasi sera: una storia di Tenco, StampaAlternativa/NuoviEquilibri, 2005.
R. Tortarolo - G. Carozzi, Luigi Tenco: ed ora avrei mille cose da fare, Arcana, 2007.
C. Nérac - C. Naïmi, Dalida. Ses fans, ses amis ont la parole, Éditions du Rocher, 2008.
S. Julienne - L. Gigliotti, Mia zia, ma tante Dalida, Ramsay, 2009.
F. Quinonero, Les années 60. Rêves et Révolutions, Carpentier, 2010 (libro in cui Dalida è molto presente).
Siti Internet: Hit-Parade France, Hit Parade Italia, Infodisc, Dalida.Show (Site officiel).
Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Dalida
Collegamenti esterni
Site Officiel - Sito Ufficiale di Dalida curato dal fratello Orlando
http://www.dalida.com/menu.html
Sito Fan Italiano - Sito non ufficiale Fan Italiano
http://www.dalida.altervista.org
Scheda su Dalida dell'Internet Movie Database
http://it.wikipedia.org/wiki/Dalida
Dalida - Il venait d'avoir 18 ans
Il Venait D'avoir 18 Ans
Alain Delon & Dalida
Il venait d'avoir 18 ans
Il était beau comme un enfant
Fort comme un homme
C'était l'été évidemment
Et j'ai compté en le voyant
Mes nuits d'automne
J'ai mis de l'ordre à mes cheveux
Un peu plus de noir sur mes yeux
Ça l'a fait rire
Quand il s'est approché de moi
J'aurais donné n'importe quoi
Pour le séduire
Il venait d'avoir 18 ans
C'était le plus bel argument
De sa victoire
Il ne m'a pas parlé d'amour
Il pensait que les mots d'amour
Sont dérisoires
Il m'a dit: "j'ai envie de toi"
Il avait vu au cinéma
Le blé en herbes
Au creux d'un lit improvisé
J'ai découvert émerveillée
Un ciel superbe
Il venait d'avoir 18 ans
Ça le rendait presqu' insolent
De certitude
Et pendant qu'il se rhabillait
Déjà vaincue, je retrouvais
Ma solitude
J'aurais voulu le retenir
Pourtant je l'ai laissé partir
Sans faire un geste
Il m'a dit "c'était pas si mal"
Avec la candeur infernale
De sa jeunesse
J'ai mis de l'ordre à mes cheveux
Un peu plus de noir sur mes yeux
Par habitude
J'avais oublié simplement
Que j'avais deux fois 18 ans.
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