venerdì 28 maggio 2010
Silvio Raffo
La Poesia italiana del secondo Novecento - The italian Poetry of the second half of the 20th century
Silvio Raffo della Porta, nato a Roma , è docente di Lettere al Liceo Classico E. Cairoli" di Varese e di Letterature comparate presso l'Istituto Universitario di Traduttori e Interpreti (Varese).
Il poema dell’angelo
"I will not let thee go except thou bless me."
(Emily Dickinson)
I
Del sogno ritentando l’avventura,
improbabili tracce ravvisavo:
ombre d’ombra , echi spenti di paura _
non era vero il sogno che sognavo
II
Non v’era labirinto in cui smarrirmi
potessi più , nel morbido piacere
d’inseguire una larva evanescente
e nemmeno la languida corrente
d’un Lete in cui specchiarmi e intravvedere
una nuova sembianza in cui stupirmi...
Solo fatui bagliori di chimere,
fantasmi d’aria, rivoli di niente
III
Ma quando, già persuaso a rinunciare,
riaprivo gli occhi su uno spazio umano,
tra veglia e sonno al plumbeo limitare
un angelo mi prese per la mano
IV
Che avesse accompagnato il mio cammino
non m’ero accorto (forse , a quando a quando,
quel leggero pulsare , un più vicino
fremer dell’aria che fendeva aliando?)
Una nube di fumo tuttavia
faceva schermo a quella epifania
V
Non lo vedevo in volto, era velato
da quella nebbia: solo traspariva
a tratti il suo profilo delicato.
Mi camminava a fianco , e in me moriva
ogni altro desiderio che non fosse
d’accordarmi fedele alle sue mosse
VI
Mi guidò lungo chiari cigli erbosi
simili a cirri di marina spuma
che orlavano il sentiero sinuosi.
E visitammo ville nella bruma
trasognate, con portici sontuosi
e terrazze lunari scintillanti,
umide grotte magiche di canti
VII
... e non parlava; ed io aspettavo un gesto,
che schiudesse le labbra alla parola,
che mi dicesse che cos’era questo
sogno che sognavamo: fu la sola
domanda che gli posi, ma fu invano ,
perché taceva, guardando lontano
VIII
Dalla remota ombra uscimmo infine
a nuova luce : basso, all’orizzonte
il sole disegnava il suo confine.
L’angelo mi baciò lieve la fronte
ed innanzi mi spinse , sulla riva
d’un lago che alla brezza trasaliva.
Qui mi lasciò per divenire onda,
scomparve come fumo che sprofonda
IX
E lo chiamai; né mi rispose il vento
che arabescava i cerchi ampi del lago
con le sue dita , mobile strumento.
Un brivido percorse con un vago
chiarore d’ala l’acqua sbigottita
dove la cara forma era svanita
X
E mi guidò una nuvola al ritorno,
alata e bianca , celere nel corso.
Un tempo incalcolabile è trascorso
dal tramontare di quel solo giorno.
Ma da allora si è fatto il mio cammino
più sicuro nell’aria che non trema:
l’angelo che ha segnato il mio destino
ogni istante mi detta il suo poema.
http://www.italian-poetry.org/raffo.htm
http://www.italian-poetry.org/index_principale.htm
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